Straniero un visitatore su tre. Ora rotta su Cina, India, Arabia e Brasile

«Oggi più che mai la parola d’ordine è razionalizzare, perché ridurre i costi ottimizzando le spese rappresenta un must per le aziende. Contiamo sul fatto, pur in un anno difficile per l’andamento anticiclico del nostro settore, che la nuova stagione fieristica porti a un ulteriore consolidamento e ci riservi pure positive sorprese». L’ottimismo di Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, poggia non solo sul buon andamento dei conti, che vedono a preconsuntivo un fatturato di 88,8 milioni, stabile rispetto al 2009, e un utile netto pari a 1,5 milioni, ma anche su un calendario grazie al quale partire col piede giusto.
Dottor Mantovani, quali sono le premesse su cui fare leva e i presupposti più incoraggianti?
«Il nostro attivismo sul fronte espositivo, con il preciso intento di mantenere alto il livello di competitività che ci caratterizza e ci spinge ad ampliare il portafoglio delle manifestazioni attraverso acquisizioni e partnership in Italia e all’estero, dove ci aspetta anche quest’anno un programma assai intenso. Quanto alle rassegne di Verona, l’abbrivio è più che confortante: il poker di eventi legati a vino, olio extravergine, prodotti alimentari di qualità e tecnologie vitivinicole e olearie (Vinitaly, Sol, Enolitech e Agrifood Club) registra già il tutto esaurito. É un riconoscimento alla nostra capacità di organizzare manifestazioni con incidenze reali sul business.
Nel 2010 Veronafiere è stato l’unica realtà del comparto a non subire perdite occupazionali né di esercizio...
«Lo scorso anno abbiamo dovuto investire sulle manifestazioni in misura maggiore rispetto al passato: sulla promozione, sull’incoming dall’estero, sul sostegno alle attività di incrocio tra domanda e offerta. Tutto questo ha ridotto la marginalità ma ha rappresentato una scelta corretta e anche lungimirante, se è vero che negli anni di crisi è d’obbligo tenere le posizioni con investimenti che guardino al futuro. Le aziende espositrici si aspettano risultati concreti e ritengo che l’anno scorso li abbiano ottenuti; è fonte di soddisfazione, da parte nostra, constatare che Veronafiere guadagna, produce utili e sostiene gli investimenti con le proprie gambe.
Lo scorso anno avete investito 14 milioni di euro tra acquisti di partecipazioni e potenziamenti delle infrastrutture. E per il 2011?
«Il budget è di circa 20 milioni di euro, destinati in primis a ulteriori interventi di ammodernamento del quartiere e dei sistemi di accesso e, più in generale, degli aspetti logistici, oltre all’affinamento degli impianti tecnici e tecnologici. Non prevediamo, invece, di ampliare la superficie espositiva».
Quali sono le novità della nuova stagione fieristica?
«Essenzialmente due: la prima è l’ingresso in calendario della rassegna BioEnergy Expo, che già organizziamo nell’ambito di Fieragricola e che ora assume dignità autonoma e cambia periodicità, passando da biennale ad annuale. E facendo peraltro massa critica con le altre manifestazioni dedicate ai temi dell’energia. La seconda novità consiste nell’organizzazione diretta della rassegna Abitare il tempo: per noi, primo organizzatore di manifestazioni dirette in Italia, dalle quali ricaviamo il 90% del fatturato, rappresenta un fatto importante. É in realtà un ritorno nelle nostre mani e ora siamo impegnati a ridisegnare il progetto complessivo della rassegna, mirato a un suo forte rilancio sia sul mercato nazionale che internazionale».
E l’accordo con Fiera Milano per Transpotec Logitec?
«Il settore preferisce la location di Verona, al centro del bacino produttivo su cui insistono le aziende dei trasporti e della logistica. Pur restando di proprietà di Fiera Milano, la manifestazione torna nel nostro quartiere come parte di un percorso che include la triennale Samoter, centrata sui mezzi per il movimento terra e Bus&Bus, Salone dedicato al trasporto di merci e persone».
Quest’anno gli eventi di Veronafiere saranno 39 in Italia e 13 all’estero: quali le possibili sorprese?
«Potrebbe essere il Vinitaly a Hong Kong, su cui abbiamo investito parecchio perché pensiamo che potrà essere una delle principali porte per lo sviluppo del mercato del vino nel continente asiatico.

Candido anche la manifestazione Samoter, che potrebbe smentire le previsioni di chi la vede sottotono per via della perdurante crisi del settore, mettendosi in luce come l’evento in cui il comparto torna a ragionare di investimenti in infrastrutture sia sul mercato nazionale che in ambito europeo e pone le basi per la ripartenza».

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