Strategie di portafoglio post-Brexit

Per gli osservatori la sterlina debole favorirà le multinazionali inglesi che esportano

Ennio Montagnani

Se non si materializzeranno elementi di stabilità, l'atteggiamento degli investitori potrebbe proseguire nelle prossime due settimane nella sua irregolarità, come sperimentato subito dopo l'esito del referendum britannico. Secondo Valentijn van Nieuwenhuijzen, chief strategist and head of multi asset di NN Investment Partners, la capacità di fare buone previsioni sui mercati rimarrà molto incerta fino a quando gli effetti negativi del voto inglese a favore dell'uscita dall'Unione europea non potranno essere valutati. Malgrado l'incertezza, gli asset rischiosi come le azioni, il mercato del credito (obbligazioni societarie e high yield) e il settore immobiliare globale, hanno mostrato una capacità di ripresa dallo shock dell'uscita britannica dall'Ue che pochi erano riusciti a prevedere.

«In questo contesto accomodante, poi, il mercato azionario dei Paesi Emergenti è diventato più attraente. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che le turbolenze che inducono le Banche centrali dei mercati sviluppati a mantenere una politica monetaria espansiva, derivano proprio da questi Paesi piuttosto che da quelli emergenti», sostiene van Nieuwenhuijzen, per il quale la ricerca di rendimenti da parte degli investitori internazionali potrebbe favorire flussi di capitale verso le realtà emergenti e ciò dovrebbe dare più respiro alle Banche centrali di questi Stati per ridurre i tassi d'interesse. Anche l'obbligazionario dei mercati emergenti ha beneficiato dell'andamento seguito alla Brexit. Lo shock derivante dal referendum, infatti, ha pesato solo inizialmente, mentre l'inversione di rotta che si è verificata in seguito è stata straordinaria. Con le dovute cautele, sembra emergere una convinzione: l'alta volatilità dei mercati finanziari potrà creare anche opportunità di investimento interessanti per i gestori attivi di medio lungo termine. «In ogni caso, prima di impostare nuove operazioni in portafoglio, è indispensabile valutare attentamente l'evoluzione dei mercati e le reazioni sul piano politico e monetario (cioè le mosse delle Banche centrali). È probabile che la volatilità rimanga elevata e che si possano verificare ancora reazioni erratiche, legate all'emotività del momento», commenta Massimo De Palma, head of asset management institutional mandates Italy di GAM (Italia) SGR, mentre gli esperti di BlackRock si aspettano che nel Regno Unito l'indice FTSE-100 large cap, che riflette l'andamento delle aziende a grande capitalizzazione, faccia meglio rispetto all'indice FTSE 250, che invece replica l'andamento delle aziende inglesi più orientate al mercato interno. «Un calo della sterlina è vantaggioso per le grandi aziende che generano utili sui mercati esteri mentre i settori interni quali quelli dell'edilizia, delle vendite al dettaglio e dei servizi finanziari sembrano vulnerabili», fanno sapere gli analisti di BlackRock. Anche gli esperti di Credit Suisse si aspettano che il FTSE 250 registri performance inferiori a quelle del FTSE 100 tra il 10% e il 15%. A proposito dell'indice Ftse100 della Borsa di Londra, Credit Suisse, ha rivisto i livelli obiettivi di fine anno portandolo dai 6.600 punti a 6.200 punti.

Per l'indice l'S&P 500 di Wall Street, invece, il livello previsto per fine anno è passato da 2.150 a 2.000 punti mentre per l'indice Eurostoxx (Borse della zona euro) il livello previsto a fine dicembre dovrebbe attestarsi a 2.950 punti (dai 3.350 stimati prima della Brexit).

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