«Lo stress è il minimo Ci siamo omolgate al modello maschile»

«Stress da parità dei sessi? È il minimo che ci potesse capitare, dato che siamo tutti stretti in un modello a sesso unico». Roberta Tatafiore, ricercatrice Eurispes e una delle maggiori esperte di sessualità, non è per nulla sorpresa dal risultato dello studio svedese sui danni collaterali della parità uomo-donna.
Non è stupita da queste considerazioni sugli effetti nocivi della parità dei sessi?
«Non lo sono affatto. Quello che dice questa ricerca non mi sorprende, perché nella società moderna non abbiamo saputo inventare dei ruoli nuovi per l’uomo e la donna, ma ci siamo limitati a omologarci ad un unico modello. Voglio dire che sul posto di lavoro come nella vita quotidiana non abbiamo saputo valorizzare le reciproche differenze. Ci sono diversità di genere che esistono in natura e che sono alla base di un certo ordine».
In che senso siamo stretti in un unico modello?
«È ormai chiaro a chiunque che non c’è donna a questo mondo che voglia essere considerata una scema e neppure un uomo che lo voglia pensare. Ma, ormai, siamo arrivati al concetto opposto: invece che reinventare il ruolo dell’uomo o della donna abbiamo appianato le differenze, aumentando la competizione e non ricavando alcun beneficio per nessuno dei due generi. Le donne sono superstressate da questo accanimento paritario e gli uomini da una parte si sentono in colpa per essere politicamente scorretti mentre, dall’altra, sono spinti a competere».
Questa ricerca arriva dalla Svezia, dove la parità di ruoli è ai massimi livelli...
«Infatti proprio in Svezia l’accanimento paritario è stato estremizzato.

Ora è impensabile tornare indietro o pensare di tenere immobili i ruoli, perché la società si evolve sempre e comunque. Quello che si può fare è invece tenere conto delle differenze biologiche e culturali, che esistono e che non si possono certo buttare via. Quello che è certo, comunque, è che il genere non è intercambiabile».

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