Più della metà degli studenti liguri rinuncia a frequentare lora di religione: è la percentuale più alta in tutta Italia, secondo quanto emerge da uno studio del ministero dellIstruzione. I ragazzi che frequentano le scuole da Ventimiglia a La Spezia, sottolinea lindagine statistica, «decidono di non stare in classe per seguire la materia», che del resto, nella maggior parte dei casi, non viene trattata da sacerdoti, ma da docenti di discipline di varia umanità. «È proprio questo che ha contribuito a trasformare lora di religione in una sorta di ora di ricreazione - spiega il politologo don Gianni Baget Bozzo -. Nella migliore delle ipotesi, comunque, più che di ora di religione si dovrebbe parlare di ora di cultura religiosa». Ma da qui a trarre conclusioni generali e catastrofiche sulla «religiosità» dei liguri e degli italiani in generale ce ne corre: «Bisogna considerare - aggiunge don Baget - che la tendenza generale attuale è verso una scelta religiosa tipo fai-da-te, gestita per conto proprio. Il clima è questo, si fa quello che si vuole, non quello che viene imposto. E allora dovremmo concludere che si è verificato addirittura un aumento della religiosità».
Nessun allarme, allora? «Lallarme cè, ovviamente - replica il sacerdote e politologo -. Ma bisogna chiarire. Dopo la riforma dellinsegnamento, la tradizionale ora di religione aveva già perso molto, aveva perso soprattutto lidentità, scivolando in qualche caso in pausa ricreativa. È vero invece - conclude don Baget - che nella società odierna, e quindi non solo in Liguria, cè meno interesse per il cristianesimo.La scuola non fa che riflettere puntualmente questa situazione». A determinare la fuga dalle classi, sempre secondo lo studio del ministero pubblicato dal quotidiano «la Repubblica», sarebbero soprattutto la voglia di laicità, la presenza progressivamente più massiccia di alunni stranieri e nostrani seguaci di altre confessioni, e infine un generico disinteresse per la religione a scuola.
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