Lo stupidario della psicosi globale: «Se rispettate l’islam non vi ammalate»

Manca solo una sciocchezza all’appello, una di quelle battute che avrebbe potuto fare Walter Chiari, del tipo: «Scusi dottore, ma se dormo in posizione suina, prendo l’influenza?». Per il resto la pandemia delle psicosi esagerate, delle curiose reazioni a catena e delle macroscopiche bestialità (nulla di personale nei confronti dei maiali, s’intende) si sta arricchendo, nel mondo degli umani, minuto dopo minuto. Colpa anche e soprattutto del grande circo internettiano dove tutti si esibiscono senza il minimo pudore, depositando le proprie strampalate considerazioni.
Così se il britannico professor Nigel Dimmock, virologo della Warwick University, intervistato dal Sun vede nerissimo e regala l’implacabile quanto improbabile sentenza che in breve tempo l’80% dei suoi connazionali sarà colpita dall’influenza suina «perché nessuno può considerarsi immune», in compenso c’è chi brilla, come Israele, per diplomazia.
Nel Paese dove peraltro sono stati accertati già due casi, non si vuole o meglio non si può, per ossequiare le ragioni kosher, parlare di un’influenza in qualche modo legata al maiale e di conseguenza le autorità sanitarie locali hanno optato per la definizione «influenza messicana» per evitare «contaminazioni impure» come ha dichiarato il viceministro della Sanità, Yakov Litzman. E una sterzata sulla strada delle definizioni hanno pensato bene di darla, ieri, anche in sede di parlamento europeo. «Non si chiamerà più l'influenza da suini, ma abbiamo deciso di chiamarla Nuova influenza», ha dichiarato a Bruxelles la commissaria europea alla Sanità, Androulla Vassiliou, affrettandosi a precisare che «la definizione influenza da suini dava un’idea sbagliata nei confronti della carne di maiale, il cui consumo è sicuro purché sia cotta».
Scrupolo va, scrupolo viene. Perché il maiale, che sia causa di influenza o no dà comunque fastidio in un sacco di altri luoghi. Per esempio nel mondo musulmano che rifugge dalla carne suina e da tutti suoi derivati perché il Corano così impone. Ciò non toglie che Hamza Piccardo, ex segretario Ucoii e oggi direttore del sito Islam-online.it ammetta le preoccupazioni della sua comunità: «Potremmo anche dire che la questione non ci riguarda, ma non è così, la facilità delle comunicazioni e la mobilità delle persone e delle merci che caratterizza il nostro tempo è tale che nessuno può dirsi al sicuro, nemmeno i musulmani. Non nego però che tra noi ci sia anche qualcuno convinto che il pieno rispetto dei principi islamici l'avrebbe potuta evitare». Una tesi, quella dei precetti coranici che mettono da sempre in guardia contro i mille rischi dei maiali, rilanciata anche dall’imam di Salerno, Amadia Rachid. Sarà, ma per il momento forse è meglio concentrarsi sul vaccino o guardare magari alla più clamorosa delle reazioni positive che questa influenza, comunque la si voglia chiamare, ha portato in Messico. Nello Stato dove tutto è scoppiato, non si è certo riusciti a debellare il virus ma in compenso c'è speranza, almeno in questi giorni, di restare immuni dalla preoccupante criminalità, contro cui anche l'esercito si è dimostrato impotente. Se è vero come è vero, infatti che nei primi 51 giorni del 2009, la criminalità in Messico ha fatto 1.003 morti, come denunciava recentemente il quotidiano Universal, è altrettanto vero che ieri altri organi d'informazione come la Jornada e El Mexicano hanno fatto notare che i delinquenti locali sembrano aver deciso di rinviare le loro incursioni.
Persino i borseggi sono calati vertiginosamente. Ciò significa che in una Città del Messico, megalopoli di 23 milioni di abitanti, di fatto «chiusa per epidemia», folte schiere di gaglioffi hanno pensato bene di rimanere tappati nei loro covi.

Stesso «contagio» di relativa tranquillità si registra in altre grandi città come Tijuana, Ciudad Juarez, Chihuahua e Morelia, negli Stati di Oxaca, Tampico e Chiapas dove i malfattori hanno sempre spadroneggiato. Che siano momentaneamente influenzati?

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