«Subito il piano di aiuti o l’economia crolla»

Milano perde l’1,3%, giornata negativa a Wall Street

da Milano

«I mercati finanziari globali rimangono in uno stato di stress straordinario, urge un'azione del Congresso per evitare conseguenze molto serie per la nostra economia». Il quadro tracciato ieri dal presidente della Fed, Ben Bernanke, davanti al Senato Usa non lascia margini di dubbio: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana e il Congresso deve agire in fretta.
L’eco del discorso del governatore si è fatto sentire anche sui mercati finanziari. Wall Street, dopo il tonfo di lunedì, ieri ha fallito il tentativo di rimbalzo. Il Dow Jones ha perso l’1,53% e il Nasdaq ha ceduto l’1,18%. Fotografia a tinte scure anche per l’Europa, con Parigi che ha ceduto il 2%, Londra l’1,6% e Milano l’1,3%. Il Vecchio continente doveva ancora digerire le perdite del mercato americano della notte precedente. L’unica nota positiva è arrivata dal calo del petrolio con il greggio che ha perso 5 dollari a 107 dollari.
Il timore dei mercati è evidente: la crisi finanziaria, sta diventando reale e dalle Borse si sta spostando nei portafogli di americani ed europei. Senza l'azione di salvataggio al sistema finanziario da parte del governo e del Congresso americano «si perderanno posti di lavoro, la disoccupazione salirà, sempre più case verranno confiscate e il prodotto interno lordo subirà una contrazione», conseguenze catastrofiche quelle descritte ieri da Bernanke.
Urgenza condivisa dal segretario al Tesoro, Henry Paulson, che ieri ha accompagnato Bernanke all’udienza in Senato per illustrare il piano di salvataggio, esortandone l’approvazione. Paulson ha spiegato che «occorre agire per evitare una serie di nuovi fallimenti». Bernanke ha spiegato che «il collasso di Lehman Brothers presentava dei rischi ma i problemi del gruppo erano noti da tempo e gli investitori avevano avuto modo di prepararsi».
«È necessario approvare il piano entro una settimana, dopodiché il Congresso verrà sospeso in attesa delle presidenziali», ha spiegato Paulson. Ottimismo sull’approvazione del piano è arrivata anche dal presidente George W. Bush, che dall'assemblea generale dell'Onu ha rassicurato i leader mondiali dichiarando che «l’amministrazione e il Congresso stanno lavorando per approvare in tempi rapidi il progetto».
Ma a mettere al tappeto le Borse e rallentarne l’approvazione sono le conseguenze del piano. I mercati si chiedono quale sarà il costo del maxi salvataggio per l’economia reale. La ricetta di Paulson e Bernanke, anche se necessaria, non sarà infatti indolore e porterà a un’esplosione del debito americano. «Sommando i 700 miliardi di aiuti promessi ai costi per il salvataggio di Freddie e Fannie Mac il debito Usa volerà all’80-90% del Pil», spiega Antonio Cesarano, economista e strategist di Mps Capital Services. Secondo Alan Greenspan, ex governatore della Banca centrale americana, «la Fed per combattere l'inflazione nei prossimi anni dovrà aumentare i tassi di interesse, che arriveranno a due cifre».
Di fronte a tante incertezze i senatori, sia repubblicani che democratici, hanno alzato un muro, in attesa di vagliare i costi del progetto e chiedendo modifiche.

Da parte sua Paulson ha concluso che «è impossibile tracciare una valutazione precisa sui costi legati all’andamento del mercato immobiliare», aggiungendo però: «una cosa è certa: senza piano i danni per gli americani potrebbero essere peggiori». A riportare un po’ di serenità è stata Nancy Pelosi. Secondo il presidente della Camera «se il piano non venisse approvato già venerdì, potrebbe ottenere l’ok del Congresso la prossima settimana».

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