Sul web il mercato nero dei redditi

Sui siti per lo scambio di file è possibile trovare tutti i dati: e c’è chi compra e vende gli elenchi. Le dichiarazioni si possono anche modificare a piacimento. Il Garante si arrende: "La situazione ormai è ingovernabile"

Sul web il mercato nero dei  redditi

Implacabile internet. Quando si oltrepassa quella soglia anche la stupidità diventa irreparabilmente on-line. Partiamo da Vincenzo Visco: cinque minuti prima di essere sloggiato dall’ufficio dove tiranneggiava, al ministero delle Finanze, decide di sganciare il bel siluro della ripicca, diffondendo in rete i redditi di molti italiani illustri e non illustri. Quel suo schizzo di veleno di fine mandato provoca maremoti e precipitazioni. Sdegnate dichiarazioni. E così l’Autorità Garante della privacy, in fretta e furia, cerca di chiudere il recinto. Il recinto della riservatezza. Puntualmente dopo che i buoi, anzi i redditi, sono scappati dalla stalla. Risate.
Perché tutti gli internauti d’Italia e del mondo hanno provveduto a piluccare subito quelle benedette o maledette liste di proscrizione economica e ne hanno fatto e ne stanno facendo l’uso e l’abuso che si fa in internet. Già, anche abuso perché pensate con quale disinvoltura si può manipolare un documento che, traghettato da un Caronte qualsiasi, ha oltrepassato la soglia infernale di internet. Si possono aggiungere zeri su zeri per far passare uno squattrinato per un Paperone e si può fare l’esatto contrario. E informazioni così delicate diventate di dominio pubblico possono venire usate per richieste di pizzo, ricatti e magari far maturare strani progetti come sequestri di persona o rapine.

Come al solito un esempio pratico vale più di mille parole. Una volta che ogni file precipita accidentalmente o viene deliberatamente immesso nel pentolone di quei programmi utilizzati per lo scambio di informazioni tra utenti, i cosiddetti peer to peer - tra i quali il più famoso è E-Mule - diventa di fatto di dominio pubblico, tanto che riuscirne a bloccarne la diffusione risulta pressoché impossibile. La spiegazione di questo fenomeno che, spesso, intendiamoci si traduce in un vantaggio collettivo, ma, nel caso specifico, ha aggiunto disastro al disastro, è che i file scaricati da ogni utente finiscono in una sorta di libreria, automaticamente a disposizione di tutti gli altri utenti connessi. In pratica, quando le dichiarazioni dei redditi sono state pubblicate sul sito dell’Agenzia delle entrate, qualcuno le ha scaricate sul proprio computer e quindi le ha inserite in un programma peer to peer. Da quel momento, ogni utente che ha cliccato su quei file per scaricarli li ha a sua volta messi a disposizione di tutti gli altri utenti che possono condividerli come un brano musicale o un filmato. Ma se la sbirciatina peer to peer non basta a soddisfare le pulsioni dei più curiosi, si può sempre rovistare nell’universale mercato che 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno quando l'anno non è bisestile, si apre sotto le volte della mediasfera: E-bay. Sappiate che su E-bay, con una modesta partenza d’asta di pochi euro, l’abbiamo verificato di persona, potete aggiudicarvi e quindi tenervi stretta per sempre la lista completa dei redditi che più vi interessa. Non sappiamo quanto possa essere redditizio, scusate il gioco di parole, l’affare ma anche questa è un’altra voragine nelle maglie della privacy. Per dirla con un celebre proverbio veneto: «peso el tapon del buso» cioè peggio la toppa della falla.

Il siluro di Visco provoca uno squarcio, l’intervento del Garante risulta inadeguato. E per stessa ammissione dei controllori «ingovernabile». E intanto la polizia postale si limita a monitorare. Per bloccare la diffusione dei dati si dovrebbe procedere come nei casi di reati pedo-pornografici, dove la polizia utilizza software che consentono, navigando sotto copertura, di vedere quanti utenti hanno il file incriminato, quanti lo stanno scambiando e arrivare al sequestro del file. Ma fino a quando la magistratura non avrà deciso come procedere non c’è reato e tutto resta in rete. Con buona pace di Visco.

Che sul sito del ministero ha lasciato una lapide che rappresenta il colmo: «Per il rispetto della privacy in caso di bassa numerosità le classi di reddito sono state aggregate». Ma come? Se i numeri sono troppo piccoli, secondo l’ex ministro, c’è la remota possibilità di identificare un contribuente. E se invece pubblichiamo nome e cognome?

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