Altro che Klondike. La febbre dell'oro si trova molto più vicina di quanto si possa pensare. Precisamente, ha trovato casa tra le colline dell'ovadese, provincia di Alessandria. In quel basso Piemonte che, per certi versi, è ancora un'«alta» Liguria. È tra le sabbie del torrente Orba che sempre più persone cercano l'oro. Appassionati e cercatori alle prime armi. «Torinesi, genovesi, milanesi - spiega Giuseppe Pipino, geologo, fondatore del Museo dell'Oro italiano e appassionato di minerali dagli anni '60-. Ma per cercare l'oro, qui, in basso Piemonte, arrivano anche da Roma». Intendiamoci, non che si possa diventare ricchi. «Anzi - sottolinea Pipino -, io lo dico sempre a chi viene la prima volta a setacciare. Ciò non toglie che si tratti di una attività che riesce a coinvolgere sempre più persone, giovani e meno giovani».
Insomma, la corsa all'oro è (ri)cominciata. Se la crisi spinge sul portafoglio, c'è chi si organizza con setaccio e stivali. In una recente intervista rilasciata ad una agenzia di stampa, Arturo Ramella, presidente dellAssociazione italiana cercatori d'oro, ha spiegato che negli Usa crisi, disoccupazione e l'aumento del prezzo dell'oro, hanno spinto molti a tentare la sorte a cavalcioni su un fiume. Anche in Italia aumentano gli appassionati - se ne contano ormai circa cinquecento -, ma per diventare ricchi, i nostri fiumi non basteranno. «Ma qualcosa si trova sempre - assicura il fondatore del museo -, nell'Orba spesso troviamo qualche scaglietta».
Ecco la giornata tipo: «Con i neofiti facciamo prima un po' di addestramento nelle vasche con la sabbia per spiegare nella pratica quali sono i gesti da compiere». Poi tutti al fiume. Si scava tra i ciotoli, si setaccia la sabbia. Mani e piedi a bagno. I più ostinati si portano il pranzo al sacco, e si prosegue con la ricerca anche nel pomeriggio.
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