Qual è la cosa peggiore che può succedere a una coppia che ha deciso di non avere figli come quella, spensierata e passionale, composta da Marco (Fabio De Luigi) e da Giulia (Virginia Raffaele)? Come dite? Ritrovarsi magari con tre figli? Sì esatto, è ciò che gli succede. I due, dopo che una coppia di amici con prole al seguito lancia il terribile anatema, con tanto di apparizione di una inquietante cicogna gigante di peluche, si risvegliano all'improvviso con tre bambini di 10, 9 e 6 anni che li chiamano «mamma» e «papà».
Nasce intorno a questa idea originale scritta da Michele Abatantuono, Tre di troppo il secondo film da regista di Fabio De Luigi che regala a Virginia Raffaele il primo vero ruolo da protagonista al cinema. «In realtà con Fabio ci eravamo incontrati su vari set, ma i miei ruoli erano piccolissimi. Ero esaltata soprattutto quando ho saputo che sarebbe stato anche regista. E poi è un film che ha più piani, anche emotivi ed è stata una bella sfida», dice l'attrice famosa per le sue imitazioni che vedremo al cinema prossimamente, ancora una volta da protagonista accanto a Claudio Santamaria, in Denti da squalo di Davide Gentile, prodotto da Gabriele Mainetti, il regista di Freaks Out.
Tre di troppo, prodotto da Colorado Film insieme a una nuova realtà produttiva, Alfred Film, e a Warner Bros. che lo distribuisce, uscirà nelle sale l'1 gennaio e garantisce buon umore per tutta la famiglia grazie a una sceneggiatura ben calibrata, scritta da Michele Abatantuono e Lara Prando con De Luigi, che affronta, con leggerezza e grande libertà, il tema sia delle famiglie con figli, sia di quelle senza. «L'idea di base - spiega Fabio De Luigi - è molto interessante perché non ci si schiera né a favore di chi decide di fare figli, né di chi non li fa, ma gioca sugli stereotipi, ironizzando anche sulla retorica della genitorialità. È stato molto divertente raccontare una coppia, attraverso uno stratagemma narrativo, che sperimenta qualcosa che non aveva mai pensato gli potesse accadere».
Con un occhio a titoli come Sliding Doors e The Family Man per il meccanismo narrativo, ma anche alla commedia americana di John Hughes, dei fratelli Farrelly e di Judd Appatow per quanto riguarda il racconto di alcune situazioni familiari, Tre di troppo mette in scena anche una parte più riflessiva che spaventava lo stesso De Luigi.
«Pensavo - confessa - di non essere in grado di interpretare bene la parte più emotiva, con il racconto della sfera sentimentale di quando uno magari ha paura di perderli, i figli, o ha timore di sbagliare oppure di non proteggerli nel modo giusto. Alla fine mi sembra di esserci riuscito ed è la cosa di cui vado più fiero».
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