La svolta d’Israele con Peres e Barak

Per i politici israeliani la notizia che conta è l'elezione di Ehud Barak alla testa di quello che resta del partito laburista di Ben Gurion. Per la nazione israeliana e per la diaspora ebraica la notizia che conta è l'elezione di Shimon Peres alla presidenza dello Stato.
C'è qualcosa di simbolico in questo doppio evento elettorale interno d'Israele: il ritorno sulla plancia di comando della navicella dello Stato ebraico di due personaggi. Per Barak che ha battuto di poco il suo opponente - l'ex comandante della marina e del servizio di sicurezza interno Amy Ayalon - al timone dello Stato - a cui mira di giungere - non è ancora arrivato. Ma poiché è probabile che il Premier Olmert (da lui profondamente disprezzato) lo chiami alla testa del ministero della Difesa (posto occupato senza competenza e onore dal precedente capo del partito laburista - Amir Peretz - durante la seconda guerra del Libano) Barak si troverà molto vicino a quel vertice del potere che dovette cedere a Sharon dopo la disordinata evacuazione unilaterale del Libano meridionale e il fallimento dei negoziati con Clinton e Arafat nel 2001.
L'ipotesi che non accetti una coabitazione «temporanea» col primo ministro e ritiri il partito laburista dalla coalizione (come invece avrebbe probabilmente fatto il suo avversario Ayalon) è poco probabile. Una decisione del genere - non condivisa del resto da molti laburisti che si sono assicurati poltrone ministeriali nella presente coalizione - comporterebbe una crisi che tanto gli ambienti militari come quelli finanziari e gran parte dei politici, vorrebbero evitare. Ma cosa più grave renderebbero inevitabili delle elezioni anticipate che quasi sicuramente darebbero la vittoria all'opposizione di destra guidata dal partito Likud e da Netanyahu. Non sarà però una coabitazione facile - ammesso che si realizzi - con Olmert. Barak è un valente soldato, è stato capo di stato maggiore, un ministro degli Esteri per un breve tempo e un primo ministro che ha fallito nella guida politica dello Stato e ha creato un forte antagonismo per la sua arrogante condotta personale. Ne è conscio è ha avuto l'onestà di ammetterlo affermando di aver molto imparato dai suoi insuccessi. Una lieve maggioranza nel suo partito gli ha creduto ma non c'è dubbio che il Paese è lieto di ritrovare sulla scena politica attiva e soprattutto militare un uomo di cui apprezza le qualità e l'esperienza.
Più importate del successo elettorale partitico di Barak è quello elettorale - quasi plebiscitario - parlamentare di Shimon Peres alla presidenza dello Stato. Per questo ormai vecchio delfino di Ben Gurion, che tante volte nel corso della sua lunga carriera politica venne sorpassato da chi valeva molto meno di lui, questa elezione - «l'ultimo servizio che posso offrire allo Stato», ha detto - è molto più di un atto personale di giustizia storica.

È la restituzione al Paese della dignità di una suprema magistratura violata dal suo predecessore, è un segno, per molti che Israele ritrova in lui il simbolo di valori che sembravano perduti e sui cui lo Stato degli ebrei è stato creato e cresciuto.
R.A. Segre

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