La mobilità rimane una chiave del nostro benessere, ma è ormai chiaro a tutti che può essere salvaguardata solo con la riduzione ai minimi termini del suo impatto ambientale. Resta da vedere come: sotto il profilo delle tecnologie, la strada imboccata da un numero crescente di costruttori di auto è quella dell'elettrificazione parziale o totale dei sistemi di propulsione. Tuttavia, per i limiti di autonomia, la scarsità delle infrastrutture di ricarica e, soprattutto, il costo d'acquisto elevato quando non esorbitante, le auto elettriche «pure» sono al momento una promessa per il futuro più che una realtà del presente (solo 97 unità immatricolate in Italia nel primo bimestre di quest'anno). E solo le ibride (con motori a benzina o diesel abbinati all'elettrico) sono state sdoganate da volumi di vendita (oltre 3mila unità in due mesi) finalmente significativi, ma con un ritmo di crescita che rimane molto lento.
Intanto, la crisi economica e il forte aumento dei prezzi dei carburanti tradizionali hanno reso nuovamente attraenti, anche in assenza di incentivi, i veicoli alimentati a Gpl o metano. «La molla è il risparmio sul costo del carburante - spiega Corrado Storchi, direttore Pubblic Affairs di Landi Renzo, azienda italiana leader mondiale nel settore degli impianti a Gpl - ma il beneficio è doppio, poiché viaggiando a gas, anziché a benzina, si riducono dal 10 al 20% le emissioni di CO2. E in più si può godere di altre agevolazioni, come la possibilità di circolare in caso di blocchi del traffico».
Proprio questo tema è tornato d'attualità recentemente con gli stop alla circolazione imposti a più riprese in diverse città. A Milano, in particolare, sono stati fermate per le prima volta anche le auto con motori diesel Euro 3. E l'alimentazione a gasolio è tornata nel mirino di quanti continuano a considerarla una delle maggiori cause di inquinamento. Ma, come spiega l'ingegner Federico Bianchi, responsabile vendite e del management di prodotto dei sistemi Diesel di Bosch, le cose non stanno affatto così. Anzi: «Basta dare un'occhiata ai tubi di scarico: le vetture con moderni motori a gasolio inquinano meno di quelle a benzina. E non solo riguardo alle emissioni di CO2. Tutti i diesel oggi sono dotati dei filtri che assicurano un abbattimento del particolato (le cosiddette «polveri sottili», ndr) del 98%. E per i NOx stiamo introducendo nuovi sistemi di trattamento dei gas combusti tramite catalizzatori che riducono le emissioni fino al 95%, tanto da soddisfare anche i severi requisiti del futuro standard Euro 6».
Dunque, non c'è da temere per il futuro delle auto diesel? «Oggi è in corso quella che chiamiamo la battaglia dei sistemi di propulsione tra diverse tecnologie, tutte valide e meritevoli di attenzione. Secondo Bosch, però, nessuna riuscirà a sostituire tutte le altre. Per l'elettrico e l'ibrido prevediamo una crescita fino al 10% delle vendite nel 2020 a livello globale, ma la parte del leone continueranno a farla i motori a combustione interna, a benzina e a gasolio». Per il diesel, in particolare, Bosch prevede quote stabili attorno al 50% delle vendite di veicoli in Europa e una forte crescita negli Usa, dal 2,7% del 2013 al 10% nel 2018.
Tanta fiducia si deve anche alla buona immagine che, dal debutto dell'alimentazione Common Rail in poi, i diesel di moderna concezione hanno saputo conquistare tra gli automobilisti non solo per i bassi consumi ma anche per le prestazioni.
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