Tagli del 50 cento ai budget alle Asl laziali

LIQUIDITÀ ZERO L’estrema scarsità di risorse finanziarie sta mettendo a repentaglio buona parte dei settori che concorrono all’assistenza

Tagli del 50 cento ai budget alle Asl laziali

Liquidità zero nelle casse del Lazio. La scarsità estrema di risorse finanziarie che si sta ripercuotendo sulla gestione sanitaria metterebbe a repentaglio buona parte dei settori che concorrono all’assistenza. E se fino a oggi le chiavi di volta per recuperare fondi sono state solo tasse ai cittadini e tagli ai servizi, ancora una volta l’esecutivo regionale decide di non smentirsi.
Dietro l’angolo è pronto il rimedio: «Si taglieranno al 50 per cento i budget del mese in corso a tutte le Asl laziali per recuperare qualche spicciolo - denuncia il segretario regionale della Uil funzione pubblica Sandro Biserna - un atto molto grave quello che ha in mente il vicepresidente Esterino Montino, che indurrà in sofferenza l’offerta sanitaria perché le aziende hanno un accesso al credito limitato. Potranno usufruire solo di 200 milioni avendo utilizzato già gli altri 600 a disposizione».
La notizia si scaglia come un fulmine a ciel sereno su tutte le imprese sanitarie che lavorano in convenzione con la Regione proprio l’indomani del convegno organizzato da Confindustria Lazio - cui hanno partecipato un po’ tutte le parti politiche - per proporre una riorganizzazione del sistema sanitario confacente alle necessità del territorio. La via d’uscita dall’impasse sarebbe ampliare l’accesso al credito come chiede la Fials regionale: «La Regione deve garantire un fido superiore agli 800 milioni capace di soddisfare le necessità delle aziende sanitarie in rispetto ai contratti in convenzione che queste hanno stipulato con istituti privati. Infatti - precisa il segretario regionale Gianni Romano - questi accordi sono potuti avvenire proprio in virtù di normative che la Regione stessa ha avallato. Non vorremmo vedere chiuse strutture che prestano assistenza a disabili, malati cronici perché questa o quella Asl non gli riconosce i pagamenti concordati. Non vorremmo neppure parlare di tredicesime a rischio per mancanza di liquidità».
Certo è che fino a oggi l’esecutivo Montino-Marrazzo non ha dato prova di brillare in materia di creatività finanziaria. Sono state solo una mera operazione di alchimia contabile e la critica a queste magagne è dura. «Montino non ha ancora finito di mettere toppe qua e là senza scegliere la strada di un possibile risanamento, perché - chiosa l’europarlamentare del PdL Alfredo Pallone - l’esecutivo deve spiegare come vuole ripianare il deficit e quali misure adottare per il riordino della sanità. Non dimentichiamo che si sta sfiorando il tetto del miliardo e mezzo di deficit quest’anno. Servono interventi reali sulla gestione. Occorre separare le funzioni di programmazione e committenza delle Aziende sanitarie locali e quelle di produzione delle Aziende Ospedaliere. Le Asl dovrebbero individuare il fabbisogno di salute dei cittadini mentre i poli ospedalieri occuparsi della degenza e specialistica diagnostica».
Su questi temi il PdL del Lazio si troverà compatto quando si tratterà di stilare il programma socio-assitenziale in vista dell’appuntamento elettorale di marzo.

Un punto a favore di quest’idea sulla condivisione tra gestione del territorio e bisogni di salute separati e differenziati viene anche da Confindustria Lazio - come precisato dal presidente Riccardo Fatarella - e trova l’approvazione anche da parte dell’Udc che propende anche per l’unificazione delle Asl.

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