Tamon, il taumaturgo a quattro zampe che regala a tutti protezione e serenità

Dopo lo tsunami del 2011, il randagio si mette al servizio del Giappone

Tamon, il taumaturgo a quattro zampe che regala a tutti protezione e serenità

In Giappone, nella religione popolare, laddove shintoismo e buddhismo si fondono in un intimo abbraccio, la dottrina del somoku-jobutsu stabilisce che anche erbe, alberi e animali possono divenire Buddha. Come ricorda Fosco Maraini in Ore giapponesi, «la grande circolazione si chiude, l'anello cosmico si salda». Dal sasso all'assoluto, lungo una catena smisurata di entità più vive o meno vive, il catasto dell'universo manifesta la propria unità.

Non sorprende allora che un cane, incrocio tra pastore tedesco e una razza giapponese, sia presentato in un libro come una «creatura speciale donata da Dio, o da Buddha, a quelle creature folli che sono gli uomini». A farlo è Hase Seishu, nom de plume di Toshihito Bando, autore esperto di Yakuza, bestsellerista dai cui romanzi sono stati tratti vari film. La sua ultima fatica letteraria - che ha già una scrittura cinematografica - si intitola Il bambino e il cane (Marsilio, pagg. 244, euro 16, traduzione di Antonietta Pastore) e narra il viaggio avventuroso di Tamon, un meticcio che attraversa da Nord a Sud tutto il Giappone.

Tamon è un nome insolito, anche in Giappone. Gli ideogrammi che lo compongono sono quelli della divinità guardiana Tamonten. A sei mesi dal terremoto e dallo tsunami che hanno sconvolto il Nord dell'isola di Honshu, il cane fa la sua comparsa per la prima volta a Sendai, a ridosso delle Alpi giapponesi, in un'area di parcheggio davanti a un convenience store. Si imbatte in un giovane che ha perduto il lavoro, ma sarebbe più esatto dire che lo sceglie e accetta di farsi adottare, nonostante le precarie condizioni economiche dell'umano, il quale lo ritiene un Mamori-gami, un «angelo guardiano».

Poi sarà la volta di un ladro, che lo porterà fino al porto di Niigata; quindi di uno sportivo fannullone, sui monti di Ushidake; ancora, di una prostituta, nel distretto di Kyotanba; ancora di un vecchio cacciatore, sempre più a Sud. Infine, a Kumamoto incontrerà un bambino, la vera ragione del lungo pellegrinaggio.

Tamon viaggia infatti per cinque anni, attraversando tutto il Giappone, sospinto, come un uccello migratore, da un istinto misterioso e fortissimo verso una destinazione precisa e incredibile, per chi non conosca i cani e viva completamente intrappolato in un asfittico razionalismo. Si nutre cacciando, combatte con i cinghiali e viene più volte ferito gravemente. Sempre incontrerà esseri umani che gli salveranno la vita; e tuttavia, questi uomini e donne avranno sempre da Tamon molto di più, di quanto mai potranno dargli. La meta è lontana e invisibile, agli occhi dei miscredenti, ma ben fissa nella mente e nel cuore del cane che, a seconda di dove il viaggio lo abbia condotto, punta senza indecisione verso di essa: si trovi a Sud, a Est, o a Ovest.

Lungo il cammino egli è la reale personificazione di una divinità; ovunque si fermi porta protezione e serenità interiore a tutti quelli con cui entra in contatto. Guarisce i vecchi dalla demenza, porta conforto ai ladri rosi dal dubbio e malati di nostalgia.

Sconfigge la depressione, regala dignità all'ultimo viaggio. Mostrando all'ultimo il trionfo dell'amore sulla distruzione e la morte. Il solo amore puro e disinteressato che si conosca: quello, vicendevole, tra un cane e un bambino.

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