Sono passate pochissime ore dal lancio dei nuovi iPhone 13, Apple Watch Series 7 e dei rinnovati iPad, eppure per Apple è già arrivato il momento della polemica sui social. Dalle pagine di Twitter e Facebook, diversi utenti si stanno lamentando della mancata presentazione di un dispositivo rivoluzionario, sottolineando come gli ultimi device rappresentino sostanzialmente un aggiornamento delle precedenti generazioni. E la domanda che corre sui social appare più che legittima: Apple ha perso il suo "wow-factor"?
Sembrano essere ormai lontani i tempi della febbre collettiva da acquisto in conseguenza a un keynote Apple, quando gli appassionati - e non di rado anche i detrattori - rimanevano a bocca aperta per le innovazioni presentate dal gruppo californiano. D'altronde, l'azienda di Cupertino ha sempre dimostrato la sua eccellenza nel lanciare nuove categorie di prodotto e, forse, anche a rendere indispensabili nuovi bisogni digitali di cui spesso l'utente non risultava nemmeno consapevole. Questo tipo di reazione, questo "wow-factor" così come ribattezzato dai media statunitensi, non sembra però essersi palesato ieri. Per quale ragione? E, soprattutto, è davvero colpa di Apple?
iPhone 13 o iPhone 12S?
È bene partire da un presupposto: innovare nel campo degli smartphone è sempre più difficile. Questi dispositivi, ormai ubiquitari, stanno raggiungendo il loro punto di saturazione. A partite dal design, dove è sempre più difficile assottigliare scocche e profili, tanto che alcuni produttori stanno tentando altre strade, come quelle degli smartphone pieghevoli. Ma anche e soprattutto nelle funzioni: da qualche anno a questa parte, non si parla più di novità in senso stretto, bensì di miglioramento di feature già esistenti. Fotocamere più performanti, schermi più brillanti e dai colori fedeli e processori fulminei.
Proprio per questa ragione, in molti si sono chiesti se il nuovo iPhone 13 - e i relativi iPhone 13 Mini, iPhone 13 Pro e iPhone 13 Pro Max - non sia semplicemente un aggiornamento della dodicesima edizione. In effetti, il design è rimasto molto simile, fatta eccezione per il notch di dimensioni più ridotte, mentre Apple ha puntato il tutto e per tutto sull'aumento delle performance, in particolare sul fronte fotografico.
In realtà, questa scelta non ha stupito appassionati e addetti ai lavori, poiché è necessario tenere a mente il ciclo tipico di sviluppo dalle parti di Cupertino. Fatta eccezione per alcuni rari casi, la società tende infatti a seguire ritmi biennali per la modifica dei suoi iPhone, in passato resi più che palesi dall'introduzione esplicita di versioni "S", ovvero un upgrade di performance rispetto agli smartphone dell'anno prima. A partire da iPhone 11, la società ha deciso di liberarsi di questa "s", ma di fatto il ciclo è rimasto invariato. iPhone 12 ha infatti introdotto un nuovo design per gli iPhone, con le grandi fotocamere posteriori racchiuse in un alloggiamento quadrato e il ritorno a uno scheletro metallico, il successivo iPhone 13 si è inserito su questi binari. In altre parole, iPhone 13 potrebbe essere benissimo considerato un iPhone 12S, per aggiornamenti estetici più corposi si dovrà probabilmente attendere gli iPhone 14.
Apple Watch Series 7: più grande, ma uguale a se stesso?
Quando si parla di smartwatch, una delle categorie più gettonate negli ultimi anni sul fronte dei dispositivi elettronici, le aspettative sono sempre elevate. Questo perché si sono rivelati degli strumenti davvero efficaci e utili per le attività quotidiane, dalla gestione delle notifiche direttamente dal polso passando al monitoraggio delle condizioni di salute o dell'attività sportiva. E su questo fronte, non si può affatto dire che Apple non abbia mantenuto alte le aspettative dei suoi clienti: Apple Watch rappresenta oggi uno dei wearable più avanzati - se non il più avanzato - con la sua fluidità, uno store sempre più ricco di applicazioni e dei sensori biometrici sensibili e affidabili, tanto da divenire anche oggetto di studio in diverse cliniche a stelle e strisce. Oggi Apple Watch può eseguire elettrocardiogrammi, chiamare automaticamente i soccorsi in caso di cadute particolarmente rovinose, monitorare il sonno, la saturazione dell'ossigeno nel sangue e molto altro ancora.
Ma oltre alle funzionalità, gli utenti si sarebbero forse aspettati un cambio più stupefacente dell'estetica. Vero, il nuovo Apple Watch Series 7 incorpora ora uno schermo del 20% più generoso, senza modificare però l'aspetto compatto della sua scocca. Ma da mesi i social si sono chiesti se fosse arrivato il momento di un'edizione circolare, ad esempio. La società di Cupertino negli anni ha sperimentato con numerosi materiali - dalla ceramica all'oro, passando per alluminio e acciaio - così come sulle possibilità di personalizzazione con migliaia di cinturini, uno per ogni gusto. Ma gli utenti desideravano di più, avrebbero voluto un design che, in un solo colpo d'occhio, avrebbe permesso distinguere la Series 7 dai suoi predecessori. Un limite per Cupertino? Probabilmente no, considerando come la divisione wearable del gruppo, unita a quella dei servizi, valga praticamente come un'azienda della Fortune 500: la Mela venderà Apple Watch Series 7 a ritmi serratissimi.
Il "wow-factor" è altrove, da iPad Pro al chip M1
Il "wow-factor" di Apple non è però scomparso, si è evidentemente trasferito su altre categorie di prodotto. Non bisogna infatti dimenticare come il gruppo di Cupertino si trovi nel bel mezzo di una transizione biennale, quella che porterà all'addio progressivo dei processori Intel per lasciare spazio unicamente agli ARM.
L'introduzione lo scorso anno del chip M1 per i Mac - oggi presente su MacBook Air, MacBook Pro e sui nuovi colorati iMac - non si può dire che non abbia lasciato tutti a bocca aperta. Le prestazioni di questi dispositivi sono incredibili, le applicazioni si aprono in meno di un secondo e anche un laptop di base come MacBook Air - in passato visto come soluzione leggera solo per navigare sul web o gestire in mobilità piccole necessità Office - oggi può gestire l'editing di flussi multipli in 4K senza esitazioni, attese e con esportazioni lampo. E se un laptop che oggi rappresenta l'entry-level di Cupertino è così performante, cosa potrà accadere quando Apple presenterà i suoi Mac Pro con chip M?
Non a caso, i nuovi Mac con chip M1 hanno visto un tasso di adozione velocissimo, a ritmi decisamente più elevati rispetto al precedente passaggio da PowerPC a Intel della metà degli anni 2000. Qualche intoppo a parte, dovuto perlopiù ai comprensibili tempi d'attesa nel disporre di software terzi già aggiornati all'architettura ARM, questi computer hanno ottenuto recensioni pressoché unanimi. E, non a caso, sui social una delle domande più insistenti delle ultime settimane non ha riguardato gli iPhone 13, ma la disponibilità degli inediti MacBook Pro da 14 e 16 pollici con processore M1X, già attesi dalla scorsa WWDC.
Per non parlare degli iPad Pro. Pochi mesi fa la società ha deciso di fare un vero e proprio salto, quello di incorporare un chip M1 - ovvero un processore per Mac - all'interno dei suoi tablet professionali. L'aumento delle performance è stato incredibile, tanto che sempre più persone iniziano a usare iPad Pro come strumento di editing video anche in ambito professionale. E per non far mancare nulla, la società di Cupertino ha deciso di sfruttare i suoi tablet per spingere la realtà aumentata, addirittura introducendo sensori LiDAR per la scansione fedele degli ambienti.
Manca però solo un piccolo passo, almeno su questo fronte, per stupire tutti: il supporto di macOS anche per iPad Pro, una scelta che farebbe davvero pronunciare "wow" a tutti gli appassionati. Un desiderio forse irrealizzabile, tuttavia, poiché per Apple potrebbe rappresentare la cannibalizzazione dell'universo Mac da parte dei suoi tablet professionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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