Astronauti ibernati per andare su Marte. È l'ultima ipotesi della medicina spaziale, che sta studiando un modo per rendere possibile all'uomo di cadere in una specie di sonno profondo durante i viaggi nello spazio, proprio come aveva ipotizzato Stanley Kubrick nella sua Odissea nello spazio.
Dopo che il rover Curiosity della Nasa ha rilevato la presenza di metano nell'aria di Marte, i piani e le strategie per portate l'uomo sul pianeta rosso si potrebbero intensificare. Il metano, infatti, è un gas prodotto dagli organismi viventi e la sua presenza sul pianeta potrebbe significare l'esistenza di esseri viventi.
Secondo quanto riporta Repubblica, proprio pochi mesi fa, l'azienda SpaceWorks di Atlanta è stata finanziata dalla Nasa per studiare quanto è realizzabile l'ibernazione nei lunghi viaggi nel cosmo. A detta di Debora Angeloni, che insegna biologia molecolare alla Scuola Superiore Sant' Anna di Pisa, l'ibernazione "è un fenomeno che esiste in natura, negli animali che d' inverno vanno nel torpore profondo e rallentano il metabolismo". L'idea degli scienziati è quella di studiare un modo per far cadere l'uomo in un sonno simile al letargo, perché "un equipaggio che dorme non mangia, non produce rifiuti, non genera conflitti causati dallo stare insieme in ambienti confinati".
Ma l'ibernazione non è l'unica sfida della medicina spaziale, che sta cercando di risolvere anche altre emergenze mediche, derivate dalla microgravità, cioè la perdita di massa ossea e muscolare nello spazio. La docente ricorda, infatti, che gli astronauti, durante il volo, "sperimentano un modello di invecchiamento accelerato ma reversibile, perché quando tornano a Terra fanno fisioterapia e recuperano". Tuttavia, come ricorda il Giorno, l'uomo, quando va nello spazio, subisce un allungamento della colonna vertebrale, che spesso causa mal di schiena durante il volo e ernie al ritorno sulla Terra. Per questo, si stanno studiando delle tute in grado di comprimete la colonna vertebrale, per impedire o contenere il suo allungamento. Anche la circolazione del sangue risente degli effetti della microgravità: "Il volo spaziale- racconta la professoressa Angeloni- ha un effetto importante su queste cellule, che cambiano nella forma, e di conseguenza sono meno performanti".
L'ibernazione è l'ultima sfida della medicina spaziale e, a detta del presidente di SpaceWorks, lo stato di letargo può essere riprodotto sull'uomo per circa due settimane, durante le
quali la temperatura corporea viene abbassata dai 37 ai 32 gradi. Sono ancora molti gli aspetti da mettere a punto per realizzare questa nuova soluzione, ma il primo passo è stato fatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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