I pericoli di Whatsapp, ecco perché gli utenti stanno cancellando la foto profilo

È psicosi privacy su Whatsapp, dove gli utenti stanno cancellando la loro foto profilo per paura che venga rubata da qualche malfattore

I pericoli di Whatsapp, ecco perché gli utenti stanno cancellando la foto profilo

Si è diffusa la psicosi privacy tra gli utenti di WhatsApp. Un fenomeno nato dallo scandalo degli spyware, denunciato a maggio scorso dalla stessa azienda: gli hacker riuscivano ad intercettare le conversazioni grazie a dei file maligni. Oggi, invece, un nuova bufera si è abbattuta sull’applicazione di messaggistica creata nel 2009.

Sarebbero già numerosi, infatti, gli utenti che hanno deciso di cancellare la propria foto profilo per prudenza, ossia per scongiurare un furto di identità. Questo perché la policy di WhatsApp permette a chiunque sia in possesso del numero di telefono associato, di screenshottare e quindi salvare l’immagine di profilo.

Ecco perchè i pericoli a cui sono esposti gli utenti dell’app di messaggistica sono molteplici. Il rischio principale, ovviamente, è quello di prestare la propria identità a qualche malfattore che, dopo aver rubato l’immagine, può servirsene in maniera fraudolenta. Ad esempio, contattando gli amici del malcapitato e truffandoli. Come? Spiegandogli di aver cambiato numero e chiedendogli in prestito del denaro accampando qualche scusa.

In realtà, come spiega Leggo, per non rinunciare alla foto profilo, basta solo ricorrere ad un piccolo accorgimento, modificando le impostazioni della privacy in modo da renderla visibile solo ai contatti che si hanno in rubrica.

Invece, fa notare Il Messaggero, non c’è soluzione per cancellare definitivamente le proprie conversazioni. A causa di una falla nel sistema, infatti, queste ultime possono essere recuperate e lette in qualsiasi momento. E sarebbero addirittura due le tecniche.

O disinstallando e reinstallando WhatsApp e ripristinando le chat dalla copia di backup, oppure attraverso la schermata di notifica, dato che rimangono accessibili alle utility di parti terze con cui l’utente può accedere a WhatsApp.

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