Utilizzare una nota legge della fisica assieme alle tecnologie più avanzate per ridurre i danni di un'onda sismica e salvare vite: è questa la ratio di fondo del progetto sviluppato a L'Aquila dal comune del capoluogo abruzzese assieme all'Unviersità cittadina e a ZTE, importante player di tlc cinese specializzato in reti ad alta tecnologia e 5G.
Il nuovo use-case si chiama SHM, acronimo di Structural Health Monitoring, ed è il sistema che consente di segnalare l'arrivo
dell'onda d'urto di un terremoto con una anticipazione di circa 10 secondi, pari allo iato temporale che separa la ricezione di un segnale elettronico dall'arrivo materiale di un'onda sismica dovuta alle differenti velocità. Un tempo che può sembrare limitato, ma in caso di allarme immediato in città come L’Aquila è di giorno sufficiente per consentire, in luoghi come gli uffici pubblici, alle persone di raggiungere i punti di maggiore protezione in una stanza o un edificio e, qualora gli impianti fossero dotati dell'adeguata sensoristica, agli allacci energetici di disattivarsi, evitando conseguenze a cascata da una singola onda sismica.
Gli studi della facoltà di Ingegneria delle Telecomunicazioni dell'Università dell'Aquila hanno permesso di cogliere appieno l'importanza della tecnologia SHM alimentata dalla connettività 5G del colosso cinese: "I tecnici hanno ricostruito il modello di un palazzo e dimostrato, in tempo reale, quanto l'alert anticipi l'onda d'urto sul suo effettivo impatto nei centri abitati", dichiara Alessio De Sio, Chief Institutional and Communication Officer del gruppo. SHM ha avuto un crash-test di elevato impatto, come ricorda De Sio: "lo usecase è stato messo a punto simulando i terribili terremoti de L'Aquila e di Amatrice, dove in totale morirono oltre 500 persone". Ferite profonde alla terra d'Abruzzo che ora prova a trovare nell'innovazione di frontiera una via per una crescente sicurezza e stabilità.
A L'Aquila, oggigiorno, grazie alla tecnologia innovativa di ultima generazione, si può pensare a ripartire a dodici anni e mezzo dal durissimo sisma del 2009. A giugno, nel quadro del Mobile World Congress di Barcellona, parlando con Lucio Fedele, Chief Operating Officer della filiale italiana di ZTE, abbiamo potuto discutere di come la nuova tecnologia sviluppata nel capoluogo abruzzese può consentire di "costituire un meccanismo di risposta che appare estremamente utile" ma che al tempo stesso non costituisce "l’unico vantaggio di questo tipo di monitoraggio. Esso può fornire anche una più efficace capacità di risposta alle emergenze permettendo di capire quali siano i luoghi o gli edifici più colpiti”, e al tempo stesso si presta a un'elevata scalabilità, risultando facilmente replicabile in diversi contesti. Lo dimostra il caso del comune di Roma, che nei mesi scorsi ha chiesto di replicarla monitorando, per un periodo di 6 mesi, le strutture del Palazzo Senatorio sito in Piazza del Campidoglio.
ZTE è compagnia fortemente legata a L'Aquila, città che spera in una ripartenza ben strutturata. Nel 2019 mettendo in collegamento L’Aquila con il Mwc catalano, ZTE ha completato il primo collegamento telefonico 5G attraverso il Mediterraneo e più di recente ha promosso la creazione del primo centro italiano di ricerca sul 5G al Tecnopolo d'Abruzzo.
ZTE a L'Aquila lavorerà fianco a fianco con i suoi partner, incluse le università, i produttori di chipset, le istituzioni per la ricerca e per i test sui differenti casi di utilizzo del 5G, cercando di creare applicazioni paragonabili a quella SHM che può rappresentare un vero esempio di innovazione messa al servizio dell'uomo e delle collettività sociali. Ciò che serve per permettere alla tecnologia di diffondersi, passo dopo passo, a livello collettivo generando utilità e dividendi ben identificabili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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