Anche Snapchat, applicazione di messaggistica che piace soprattutto ai giovanissimi, ha introdotto un sistema di controllo parentale, allineandosi così a una filosofia adottata da un numero crescente di attori della vita digitale impegnati – e in qualche modo disposti a pagare ammenda – a difendere gli utenti dai pericoli a cui sono esposti.
Gli strumenti di controllo, annunciati oggi da Snap (l’azienda di Snapchat), permettono ai genitori di controllare lo storico delle attività svolte dai figli con l’app per un periodo di sette giorni. Allo stesso modo i genitori potranno segnalare a Snap gli utenti che reputano inappropriati.
Cos’è il Parental control
In italiano viene chiamato “controllo parentale” o “filtro famiglia” ed è un sistema che permette di monitorare l’uso che si fa di un dispositivo, oltre a bloccare l’uso di alcune risorse. Apple, Microsoft, Google e molte altre aziende dispongono di un sistema proprietario, pensato soprattutto per i genitori che vogliono tenere al riparo i figli dai pericoli della rete. Ce ne sono diversi e agiscono in modi differenti ma tutti sono accomunati dalla presenza di un supervisore, normalmente un genitore, che può farne uso sia per controllare quali attività o ricerche sono state effettuate, sia per inibire l’accesso a siti o risorse che ritiene essere inopportune per i figli. Non c’è soltanto la pornografia, la rete è densa di risorse che esercitano pochi controlli sull’età e sulla privacy degli utenti.
Nel caso specifico di Snapchat, il genitore deve creare un proprio account che deve poi agganciare a quello del minore per permettere a quest’ultimo di accettarlo come supervisore, il quale non avrà tuttavia accesso alle conversazioni dell’account che monitora, ma potrà comunque osservare gli utenti con i quali interagisce. Altri strumenti, comunica Snap, saranno introdotti nel prossimo futuro.
Al momento per iscriversi a Snapchat occorre avere 13 anni, un’età in cui si è ancora particolarmente sensibili e non sufficientemente formati per attutire eventuali choc o difendersi da utenti malintenzionati. Il controllo parentale è disponibile per ora in Australia, Canada, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e negli USA.
La questione legale
Molti legislatori e regolatori, non soltanto negli Usa ma anche in Italia, hanno preteso che le piattaforme social prevedessero dei sistemi di monitoraggio supervisionati perché al centro di polemiche spesso sollevate da gruppi di attivisti di cui fanno parte tra gli altri genitori, medici e psicologi.
Polemiche non sempre strumentalizzate, si pensi alle sfide tra utenti di TikTok che hanno causato decessi tra i giovanissimi oppure, per rimanere in casa di Snapchat, il timore che ha sollevato la facilità con cui gli utenti – anche adolescenti – potessero comprare droghe come il Fentanil. Episodio che ha trovato un tragico epilogo causando la morte di un sedicenne di Harrisonburg (Virginia) e per il quale il presunto autore andrà a processo il 13 settembre prossimo, rischiando fino a 20 anni di prigione.
A tutto ciò si può porre un freno impartendo ai giovanissimi una maggiore educazione all’uso
degli strumenti digitali ma anche un maggiore coinvolgimento dei genitori. La supervisione può non essere la misura meno invasiva, ma è da considerarla soprattutto nell’ottica delle potenzialità educative che porta con sé.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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