Condividete le password di Netflix, Disney e Amazon? Arriva la stangata

Bloccare la condivisione degli abbonamenti per evitare rincari ed allontanare lo spettro del "rosso": Netflix aveva già effettuato una sperimentazione, conclusasi a marzo

Condividete le password di Netflix, Disney e Amazon? Arriva la stangata

Non contrastare un'eventuale gestione non esattamente ortodossa dell'abbonamento così da far crescere il più possibile il numero dei propri clienti: sembra questa la linea strategica seguita da Netflix. Un qualcosa che ricorda quanto accaduto anni fa per la console Ps2 di Sony, intorno alla quale ruotava un mondo di modifiche per la lettura di giochi masterizzati mai contrastato con forza e decisione dalla casa giapponese. La possibilità di acquistare a basso costo dei videogames senza che ci fossero delle evidenti controindicazioni, aveva portato Playstation 2 a volare nelle vendite, fino a divenire in effetti la console più diffusa al mondo, un primato che detiene tuttora.

La strategia di Netflix

Fin dal momento del suo primo lancio (2008 negli Usa, 2016 in Italia), Netflix non solo non ha contrastasto in alcun modo ma anzi incentivato la condivisione dell'abbonamento dei propri clienti, fino a superare i 200 milioni di abbonati. Il fatto è che ora, in modo brusco e perentorio, potrebbe arrivare per tutti il cambio di strategia: basta con la pratica di far sfruttare a più utenti un unico abbonamento regolarmente pagato con lo scambio delle password. O per lo meno è quello che si è pensato nel momento in cui negli Usa, in via sperimentale, era stato fatto partire un progetto di verifica dell'utenza. Progetto poi accantonato lo scorso marzo, forse a causa del rischio di prestare il fianco ai propri concorrenti (leggasi Amazon Prime, 150 milioni di iscritti, e Disney+, con 100 milioni di abbonati a soli 16 mesi dal lancio), che avevano iniziato a riguadagnare rapidamente terreno sul leader del settore.

Le esclusive, attrattiva principale per nuovi eventuali clienti, costano parecchio, quindi pare imprescindibile il fatto che tutte e tre le concorrenti ad un certo punto decidano di fermarsi e di riflettere sulla possibilità di "chiudere" i propri contenuti ad un unico utente e silurare i cosiddetti furbetti. Sono i contenuti originali il futuro delle piattaforme, e soprattutto l'arma con cui eventualmente sconfiggere i propri rivali nel mercato dello streaming online. La crescita in pochi mesi di Disney+, ad esempio, è legata a titoli come Wanda Vision e The Mandalorian, ma anche allo sfruttamento di Ip come Marvel e Star Wars. Ma tutto ha un costo, e per poter rientrare e guadagnarci potrebbe servire una stretta sugli accessi degli abbonati.

Vero è che le perdite sono al momento una piccola parte degli introiti complessivi: si stima che per l'anno 2019 le piattaforme online abbiano lasciato sul terreno 2,5 miliardi di dollari, con una crescita prevista intorno ai 3,5 (poco più del 3% del totale dei guadagni).

Ma una stretta sui controlli pare l'unico modo per uscire dal rischio di rosso nei bilanci e dalla possibilità di dover aumentare il costo degli abbonamenti. Circa il 40% degli utenti condivide le proprie password per risparmiare sui costi, con un picco del 56% per la fascia di età 18-29 anni.

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