Sparare sullItalia per ammorbidire lEuropa e sfuggire le nuove imminenti sanzioni. LIran ci prova, ma senza gran successo. Anche perché la voce del nostro ministro degli Esteri Franco Frattini, seppur più esplicita di altre nellesigere nuove misure punitive contro Teheran, sintetizza non solo le posizioni statunitensi, ma anche quelle dellEuropa e del resto della comunità internazionale. E a far fronte comune con lItalia, attaccata ieri dai portavoce iraniani, ci pensano sia la Francia confermando una posizione comune sullIran, sia il segretario generale della Nato, Fogh Rasmussen, chiedendo, in sintonia con Frattini, un impegno internazionale per fermare la Repubblica islamica.
Ma a far paura a Teheran non cè solo la politica. Lesibizione del nuovissimo super drone israeliano, lenorme aereo senza pilota capace di volare per 24 ore e arrivare fin sopra i territori della Repubblica islamica - veleggiando silenzioso e invisibile a 12mila metri daltezza - contribuisce ad aumentare il nervosismo e linsicurezza. LIran sembra insomma consapevole di esser sempre più vicino alla fatidica ora zero, lora in cui potrebbe scattare non solo un raid punitivo israeliano, ma anche una più complessa azione militare targata Nato. Unipotesi cui allude anche Rassmussen quando parla di minaccia che può diventare «di competenza della Nato».
A Teheran dunque si preoccupano e provano a rompere il fronte comune che li circonda. Descrivere lItalia come una nazione allineata con Stati Uniti e Israele, e quindi pregiudizialmente ostile, rientra in questa strategia difensiva. Insistendo su nuove sanzioni contro lIran «lItalia mostra di essere sotto l'influenza della propaganda di altri Paesi», tuona da Teheran il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehman-Parast. La presa di posizione arriva subito dopo le dichiarazioni di Franco Frattini che lunedì ha sollecitato ladozione di nuove e più dure sanzioni davanti ai ministri degli Esteri dellUnione europea. «Non possiamo accettare che lIran dichiara il capo della Farnesina - continui a prendere tempo». La sollecitazione innesca il monito iraniano. «I Paesi dellUe, come lItalia o la Francia spiega Mehman - non hanno motivo di essere preoccupati. Le nostre attività nucleari si svolgono sotto la sorveglianza degli ispettori internazionali e servono solo a rispondere ai nostri bisogni interni. Ma a quanto sembra la propaganda di alcuni Paesi ha il suo effetto su certi Paesi dellUnione europea». Poche ore dopo il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, reduce da un colloquio con il suo omologo francese Pierre Lellouche, conferma le posizioni comuni di Roma e Parigi sullIran. «Non possiamo accettare che Teheran continui a lanciare queste provocazioni. Riteniamo che lUnione europea - dichiara Ronchi - si debba porre il problema delle sanzioni mirate».
Le preoccupazioni italo-francesi sono, in verità, sempre più condivise dalla comunità internazionale. La prima ad allarmarsi - dopo anni di equidistanza e di richiami alla moderazione sul nucleare iraniano - è lAiea (Agenzia internazionale per lEnergia Atomica). Lallarme dellAgenzia dellOnu è chiaramente espresso nel suo ultimo rapporto. Il documento - oltre a confermare larricchimento di piccole quantità di uranio al 20 per cento sottolinea per la prima volta la preoccupazione per gli indizi che fanno pensare al tentativo di costruire una testata atomica destinata a venir montata su un missile. «Le numerose informazioni a disposizione - scrive il rapporto del 18 febbraio - destano apprensione e fanno pensare ad attività segrete presenti e passate collegate allo sviluppo di una testata nucleare missilistica». Quel rapporto è preceduto dalla brusca svolta della Russia. Mosca dopo anni daperto sostegno alla politica nucleare della Repubblica islamica si è bruscamente smarcata da Teheran annunciando la disponibilità a votare le nuove sanzioni.
Insomma la secca reazione alle considerazioni di Frattini sulla necessità di arrivare in tempi assai brevi a nuove sanzioni è in verità il sintomo dellisolamento e dei timori di Teheran.
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