Telecom: Bernabè svela il dossier libico al cda

da Milano

Oggi il cda della svolta di Telecom Italia. Nonostante la versione ufficiale sia quella di fare il punto della situazione in vista del piano industriale promesso per fine anno, sul piatto c’è molto di più. Secondo fonti ben accreditate, l’ad Franco Bernabé e gli altri manager discuteranno l’ingresso del fondo Libyan Investment Authority (LIA) e di scorporo della rete. Due passi cruciali per delineare le linee di sviluppo del gruppo, anche se per le delibere bisognerà aspettare altre 6-8 settimane.
Bernabè, che i libici li conosce bene da quando guidava l'Eni, non ha scelta se vuole portare Telecom fuori dalle secche in cui si è arenata. In ballo ci sarebbe una cifra fra i 3 e i 4 miliardi, soldi che LIA investirebbe, sottoscrivendo un aumento di capitale riservato. Il gruppo telefonico ieri ha provato a spegnere i rumors, ma l’effetto in Borsa è stato l’opposto. In un mercato in calo Telecom ha guadagnato l’1,3%. Con un comunicato la società ha dichiarato che «non saranno sottoposte all’approvazioni consiliare operazioni di natura straordinaria». Oggi dunque il cda non voterà se aprire o meno le porte al fondo sovrano di Gheddafi, ma Bernabè riferirà dell’interesse manifestato.
A meno che, con un colpo di scena, un’offerta del LIA non arrivi a Bernabè all’ultim’ora. In questa ipotesi, il LIA salirebbe al 10% di Telecom Italia pagando, secondo indiscrezioni, ogni azione tra 1,6 e 1,7 euro, sopra ai 1,09 euro della chiusura di ieri. Con i fondi al 10% e Telco al 24,5% Telecom sarebbe praticamente blindata e il peso di Telefonica ridotto. In questo senso andrebbe interpretata la dichiarazione ieri del ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, che rispondendo a chi chiedeva il suo parere su un eventuale ingresso del fondo libico ha dichiarato: «Vediamo con favore che Telecom abbia mezzi finanziari per ben operare la sua missione rimanendo in mani italiane come maggioranza». Appaiono così prive di senso quelle indiscrezioni che vedevano la Lega opporsi al progetto libico e, dunque, il governo diviso.
Questo però sarebbe solo un primo argomento sul tavolo dei soci, l’altro, non meno importante, riguarda lo scorporo della rete. Progetto destinato a subire un’accelerazione dopo che ieri il parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta che obbliga gli operatori dominanti a separare la propria infrastruttura dal ramo servizi. Misura da adottare nel caso in cui non si sia raggiunta una concorrenza effettiva.


Separazione della rete e ingresso di nuovi soci rappresenterebbero la chiave di svolta per la gestione Bernabè. Il manager non avrebbe più le mani legate dall’elevato debito del gruppo (37 miliardi di euro a fine giugno) e Telecom Italia potrebbe finalmente permettersi un piano industriale di ampio respiro.

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