Telecom lancia Cubomusic per sentire gratis (o quasi) 4 milioni di brani

La piattaforma digitale di Telecom si espande e, dopo i contenuti video e i libri, passa alla musica. Grazie ad accordi con le major e molte etichette italiane nasce Cubomusica, una library con 4 milioni di canzoni subito ascoltabili in streaming e da giugno anche scaricabili da chi è abbonato all'Adsl Telecom.
Gli obiettivi sono due spiega l'ad di Telecom Franco Bernabè presentando la nuova piattaforma, spingere la diffusione della banda larga e difendere il mercato musicale dalla pirateria.
«In Italia la banda larga, dopo aver raggiunto il 50% della popolazione, fa fatica a crescere - commenta Bernabè - pensiamo che la saturazione si avrà con l'uso più intensivo della Tv ma per questo bisogna dare dei contenuti. Cubivision, Biblet e ora Cubomusica sono tutte esperienze che vanno nella stessa direzione: mettere la tecnologia a disposizione dei clienti con i contenuti più richiesti. Di servizi simili ce ne sono ma l'innovazione sta soprattutto nell'avere tutta la library mondiale in modo legale e a un prezzo ridotto». Come iTunes che permette solo di scaricare i brani e Play.me il player di Dada che offre un servizio simile a circa 4,80 euro al mese.
All'iniziativa partecipano Sony Music Entertainment Italy, Universal Music Italia, Emi Music Italia, Warner Music Italia, Sugar Music, Carosello Records, Produttori Musicali Indipendenti Kiver e Made in etaly.
«Per garantire il successo di Cubomusica «crediamo sia necessaria una diffusione virale - ha spiegato Marco Patuano, direttore domestic market operations di Telecom - per questo nei primi 4 mesi il servizio sarà gratuito, poi a 1,49 euro al mese nei primi mesi e a regime costerà intorno a 3 euro, un prezzo che verrà addebitato in bolletta». I brani si potranno anche «scaricare» al prezzo di 0,69 euro l'uno (costano circa 99 centesimi su iTunes) o in pacchetti da 10 download (4 euro) fino a 25 download (10 euro).

Il modello dei ricavi dovrebbe ricalcare quello classico che vede al 70% le case discografiche e al 30% Telecom anche se i numeri non vengono confermati nel dettaglio. «Siamo nell'ambito di un modello classico fortemente sbilanciato verso i proprietari dei diritti» conferma Marco Patuano.

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