da Milano
Professor Luigi Campiglio, per la prima volta è in picchiata la spesa per il cibo. Come dire che adesso ci togliamo anche il pane di bocca?
«Sicuramente quello che emerge dallo studio della Confcommercio sui consumi degli italiani in maggio è un dato allarmante. Allarmante e, al tempo stesso, profondamente significativo. Perché la diminuzione dei consumi alimentari è, per tradizione, uno degli indicatori più attendibili della diminuzione del tenore di vita. Bisogna prendere atto che la media degli italiani è talmente in difficoltà che si trova costretta, non solo a ridurre la quantità di beni alimentari acquistata ma, temo, anche la qualità di ciò che porta poi sulle proprie tavole».
Quindi anche il resto dei tagli, tipo scarpe e abbigliamento, arriva per effetto indotto...
«È un dato di fatto che la teoria economica, ma soprattutto il buon senso del padre di famiglia accorto, determinano, di fronte ad una situazione di crisi e, a maggior ragione, di fronte ad un budget di spesa che rimane drammaticamente invariato, una scala di priorità. Priorità che, per forza di cose, escludono generi voluttuari come il biglietto del cinema, ma anche quel tipo di acquisti che spesso sono dilazionabili, come l’abbigliamento e le scarpe».
A proposito di acquisti dilazionabili gli italiani hanno deciso di non comprare più, o comprare meno, auto e moto. E persino di tagliare qualche pieno di benzina o gasolio...
«Questo è un aspetto che merita un discorso a parte perché la riduzione dell’acquisto di auto arriva a coincidere sì con la crisi economica generale, ma anche con un picco che, nei due anni precedenti, ha sicuramente fatto registrare un’impennata di acquisti nel settore automobilistico. Quindi bisogna considerare anche un rimbalzo scontato in un mercato piuttosto saturo. L’auto non si acquista ogni anno, e in questa valutazione non rientra solo l’aspetto congiunturale particolarmente sfavorevole».
Quanto ai risparmi sul carburante, non sarà che tutti gli italiani sono improvvisamente diventati più responsabili?
«Mi lasci passare una battuta: il rincaro dei carburanti è sicuramente l’imposta più ecologica che si possa prevedere in un piano finanziario. Al di fuori dell’ironia, è comunque un dato di fatto che, davanti all’escalation del petrolio, anche gli italiani più disinvolti cominciano a sentirsi il portafoglio più leggero e preferiscono optare per i mezzi pubblici o viaggiare sugli scooter e le motociclette che consumano meno. L’aspetto del maggior senso civico francamente, da economista, non l’avevo preso in esame ma se, come mi auguro l’esplosivo prezzo del petrolio dovesse raffreddarsi nel tempo, c’è da augurarsi anche che la buona abitudine di fare qualche pieno in meno venga conservata anche in tempi migliori».
Dal suo osservatorio, la cattedra di politica economica all’università Cattolica di Milano, come vede il nostro futuro?
«Certamente i dati che abbiamo appena commentato ci dicono che ci troviamo immersi in una crisi ormai strutturale, profonda e non legata a fenomeni stagionali, dalla quale e impossibile uscire nel breve periodo. E sulla scorta di questi indicatori non si può che ipotizzare una crescita zero per l’economia italiana anche nel 2008. Anche perché si parla soltanto di petrolio, ma non bisogna dimenticare che gli stessi costi vertiginosi si ritrovano nell’acciaio, nel cromo, nei semilavorati...».
Possiamo correre ai ripari in qualche modo?
«Possiamo solo azionare l’airbag, cioè limitare i danni. Perché anche il governo nazionale di fronte ad un bolletta energetica così pesante può fare ben poco. L'unico modo per alleviare le tribolazioni della collettività, che poi è la generica platea che paga le conseguenze di tutto, è quella di tutelarla.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.