Jannik, "fiero di me"

Sinner: "A terra ho guardato il cielo e mi sono detto 'che gran match hai fatto'". Ai giovani d'Italia "auguro una famiglia che dà libertà di scegliere". Intanto il suo paese non festeggia in piazza per un lutto

Jannik, "fiero di me"
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Nel giorno dell’immensa gioia, il rispetto composto per chi vive un dramma. Così la famiglia di Sinner ha vissuto l'impresa del figlio, dopo il terribile incidente stradale di qualche giorno fa ad Assling, nel Tirolo orientale, in cui hanno perso la vita una madre e due dei tre figli a bordo. Una tragedia che ha colpito l’intera comunità di Sesto, il paese della vittime e della sua famiglia e anche del tennista azzurro, che ha deciso di annullare schermi e festeggiamenti in piazza per il suo campione. Ci ha pensato Jannik a riportare il sorriso nelle valli altoatesine. Un Jannik molto attaccato alla sua famiglia di madrelingua tedesca, dal papà ex cuoco Hanspeter alla mamma cameriera Siglinde, più il fratello maggiore Mark, con cui ha uno splendido rapporto, nato in Russia e adottato quando i genitori credevano di non poter avere figli. «Dove sono loro ci sono -20 gradi, a casa mia sta nevicando, meglio correre sotto il sole - dice subito col sorriso-. È stato un torneo incredibile, è una vittoria speciale. Ringrazio tutti quelli che hanno reso questo Slam così speciale. Voglio ringraziare chi ha tifato per me da casa, specie la mia famiglia - aggiunge emozionato -. Vorrei che tutti avessero dei genitori come quelli che ho avuto io, mi hanno permesso di scegliere quello che volevo, anche da giovane. Non mi hanno mai messo sotto pressione. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io». Le frasi di Jannik dall’altra parte del mondo mostrano quanto la famiglia sia alla base del lavoro e del successo di questo ragazzo. «I miei genitori non li vedo così spesso, purtroppo, ma quando li vedo è sempre un bel momento (sorride).

Sono andato via di casa quando avevo 14 anni. Quindi ho dovuto crescere abbastanza in fretta, cercando di cucinare per me stesso, cercando di fare il bucato. Le prime volte è diverso, ma poi dall’altro lato, quello è stato forse il modo più veloce per crescere. Penso che per me sia stata dura, ma anche per i genitori lasciare il figlio a 14 anni non è stato facile».

Otto anni dopo, Jannik è il primo italiano a vincere nel singolare maschile gli Australian Open. «È stato un viaggio incredibile», racconta togliendosi la lunga frangia arancione dagli occhi, «e ringrazio la mia squadra, per la loro pazienza con me, in fondo sono ancora un ragazzo, devo crescere...». Ancora.

«Non bisogna mai smettere di combattere, a me piace ballare nella tempesta di pressione. Mi piace perché è lì che la maggior parte delle volte tiro fuori il mio miglior tennis. E adesso che la situazione si è un po' tranquillizzata, so già che dovrò lavorare ancora di più, dovrò fare un gran lavoro in palestra, diventare più forte, anche mentalmente. Il lavoro è appena iniziato, e ora gli avversari mi conoscono.

Quando mi sono buttato a terra - conclude - ho provato tante emozioni, ho pensato al grande lavoro fatto negli anni, quando sono stato costretto a ritirarmi spesso per dei piccoli problemi. Mi sono sdraiato e ho guardato il cielo ma non ho neanche pensato al trofeo, mi sono solo detto “hai fatto una grande partita, hai superato tante difficoltà”».

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