In Occidente abbiamo iniziato a conoscere gli Houthi in tempi relativamente recenti, sebbene siano operativi sin dagli anni Novanta. La loro fama è cresciuta esponenzialmente nella fase che va dallo scoppio della guerra civile in Yemen sino agli ultimi mesi, all'indomani dell'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso in Israele. Lo stillicidio provocato dai guerriglieri yemeniti nel Mar Rosso ha, infatti, costretto a ridisegnare strategie militari e commerciali in un'area così complessa, ormai infestata dagli attacchi.
L'intesa tra Houthi e Hezbollah
Se gli Houthi rappresentano in Yemen una quinta colonna di Teheran (controllano Sana'a dal 2014), in circa dieci anni sono diventati un vero e proprio esercito potente grazie alle armi di mamma Iran e all'addestramento dei fratelli maggiori Hezbollah. Nei loro confronti, infatti, le milizie yemenite vivono un mix di timore reverenziale e ammirazione, soprattutto per Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah in Libano. Ma fra le armi che i proxy più scafati hanno consegnato alla milizia minore non c'è solo l'arcinota santabarbara fatta di droni, missili e carri armati, ma anche l'affilatissimo strumento della propaganda.
Questa intesa nasce anche dal fatto che Hezbollah ha agito come una sorta di mentore del gruppo: numerosi studiosi, infatti, sottolineano il parallelismo fra la presa del potere da parte di Hezbollah a Beirut Ovest nel 2008 e la presa di potere da parte degli Houthi nel 2014. Questo potrebbe far presagire anche una serie di scambi su tattiche e strategie militari fra i due gruppi. Da un punto di vista ideologico gli Houthi condividono una visione del mondo sorprendente simile a quella dell'Iran, che si oppone al potere di Stati Uniti, Israele e Arabia saudita: non a caso lo slogan dei ribelli yemeniti è "Morte all'America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria all'islam!". Ragioni che hanno permesso il cementarsi di questo rapporto, sebbene i ribelli yemeniti non seguono la tradizione sciita duodecimane, bensì aderiscono alla Zaidiya, componente minoritaria, nei fatti più vicina all'Islam sunnita.
Cosa Hezbollah ha insegnato agli Houthi sui media
Il sostegno fondamentale che gli Houthi hanno ricevuto dai fratelli libanesi è stato certamente nel campo dei media. Al-Masirah, il loro canale televisivo, trasmette da Beirut con l'assistenza proprio di Hezbollah. Uno strumento fondamentale che consente di veicolare la consueta retorica dei gruppi oppressi che resistono a un governo illegittimo, utilizzata nei mesi precedenti l'avanzata su Sana'a e molto simile ai predicozzi di Hezbollah. Questo spiega perché, nelle limitate relazioni estere dei ribelli, i funzionari legati ai media sono stati utilizzati alla stregua di ambasciatori, mettendo nell'angolo i diplomatici più esperti. Numerosi esponenti di spicco degli Houthi, infatti, ricoprono il doppio ruolo di comunicatori e politici.
Perfino il portavoce houthi Mohammed Abdelsalam, di fatto, ricopre anche il ruolo di Presidente del Consiglio di amministrazione di Al-Masirah. Quest'ultimo tiene molto alla commistione tra lo staff del canale e i colleghi "politici": uno degli obiettivi di questa strategia è proprio quello di rafforzare la cooperazione tra i media Houthi e i network di Hezbollah. Tutto questo è la riprova di come la propaganda tramite media e social media sia una componente essenziale per la capacità dei ribelli di imporsi. Un esempio fra tutti: la campagna mediatica guidata contro la coalizione a guida saudita nello Yemen, fondamentale per screditare Riad. Ma gli insegnamenti di Hezbollah passano anche per una diversificazione della propaganda: incessante sui social e sui media tradizionali, deve arrivare fin nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle moschee.
Propaganda e poesia
Sebbene gli Houthi utilizzino canali e metodi decisamente contemporanei, al limite dell'occidentale, la musica resta bandita dai loro costumi rigidi, quasi talebani. Per questa ragione, la poesia tradizionale resta una delle poche forme di trastullo e arte che il loro universo chiuso può tollerare. Così, anche questa può trasformarsi in propaganda ladra di anime. In particolar modo le poesie brevi (zawamil), residuo del passato tribale yemenita, suonate, ma spesso anche rappresentate, in occasioni speciali come i matrimoni.
Nelle mani dei ribelli, questa antica forma d'arte prende le sembianze di odi marziali di propaganda indirizzate contro i nemici del Golfo e contro l'Occidente. Una risorsa così preziosa da aver subito un vero e proprio revival che funge da operazione nostalgia, ma soprattutto da macchina del regime di Sana'a. Veri e propri inni come "Marib is ours" celebrano l'odio verso i sauditi invadendo Youtube e SoundCloud come una vera arma "intercontinentale" come loro stessi la definiscono, fondamentale nel combattere la loro "guerra dolce". Le zawamil di nuova produzione non si limitano alla storia yemenita, ma calcano alcuni dei pricnipali refrain della propaganda islamista come la rivendicazione palestinese di Gerusalemme, l'occupazione israeliana, ma anche le trazionali filippiche piene di odio contro Washington. L'obiettivo è quello di tentare di fomentare un certo tipo di sentimento che faccia propendere per la causa dei ribelli, portavoce degli esclusi e dei frodati.
Il livello di importanza di questo linguaggio è tale che i sostenitori del governo legittimo hanno scelto lo stesso veicolo per la contro-propaganda, le cui poesie dipingono i ribelli come anti-patrioti che hanno ceduto alle lusinghe dell'Iran.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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