«Un tesoro segreto di mille miliardi per il Pci-Pds»

Stefano Zurlo

da Milano

La parola collateralismo non gli piace. Ma certo il pubblico ministero veneziano Carlo Nordio è uno dei massimi esperti dello spinoso argomento: dieci anni fa accese i riflettori sulle cooperative agricole venete e da lì arrivò dalle parti di Botteghe Oscure. Le analogie con la vicenda Unipol e con le traversie di Giovanni Consorte sono evidenti. Nordio, intervistato dal settimanale Economy, oggi in edicola, non si sottrae al paragone fra ieri e oggi. Ma soprattutto offre alcuni elementi utili per capire quel sistema di potere oggi processato dai giornali. «Le coop - spiega - avevano una riserva rigorosa di appalti pubblici, frutto di accordi politici spartitori a livello nazionale e regionale. In questo senso non c’era alcuna differenza fra Dc, Psi e Pci. Dc e Psi sponsorizzavano le imprese amiche, il Pci le coop».
Insomma, il Pci partecipava al taglio della torta, ma il sistema di finanziamento era assai diverso. Attenzione: «Alla Dc e Psi arrivavano contributi in denaro, con i quali si pagavano i funzionari e le altre spese. Nel Pci i funzionari erano pagati dalle coop, ma lavoravano per il partito. Il risultato - nota Nordio - è uguale, ma lo strumento è diverso». E dal punto di vista penale un abisso separa le due posizioni: «La mazzetta integra il reato di corruzione, il sistema del Pci no». Un altro canale per pompare denaro nelle casse del partito era quello della pubblicità: «Pubblicità inesistente. Le coop pagavano cifre enormi per farsi pubblicità sui giornaletti di partito. Spesso le inserzioni, pagate, non venivano neanche pubblicate». Il meccanismo, però, era legale.
Ecco dunque spiegato almeno in parte e senza dietrologie, perché il Pci-Pds sia uscito indenne, o quasi, dalle indagini delle Procure. È vero, si è scavato sulle assunzioni fittizie da parte delle coop di molti quadri del partito, ma per un motivo o per l’altro le inchieste si sono chiuse con archiviazioni a raffica. È poi oggetto di convegni - come quelli organizzati recentemente in Emilia Romagna da Carlo Giovanardi - il pendolarismo fra politica ed economia, fra coop e pubblica amministrazione. Un andirivieni che ha coinvolto decine di persone. Sessantatré quelle censite da Giovanardi lungo la Via Emilia, a dimostrare un blocco di potere compatto e una costellazione di conflitti di interesse.
«Il sistema di finanziamento occulto del Pci - insiste Nordio - era completamente diverso da quello degli altri partiti. Una cosa è ricevere una mazzetta e con quella pagare gli stipendi dei funzionari di partito, un’altra è ricevere in prestito i lavoratori, i cui stipendi vengono pagati dalle coop». In ogni caso quei pochi militanti di Botteghe Oscure finiti nei pasticci si comportarono in un modo quasi surreale. Per esempio Renato Morandina, «modesto maestro elementare, ma anche cassiere del partito» in Veneto. Incredibilmente, «un alto dirigente della Fiat gli aveva pagato in Svizzera, in quanto esponente del Pci, due tranche da 100 milioni per una consulenza. La consulenza non fu mai trovata perché non era stata mai fatta. Tuttavia Morandina non toccò mai quel denaro che in effetti non era suo». Economy tratteggia un parallelo fra Morandina e Consorte, oggi sotto inchiesta insieme al suo vice Ivano Sacchetti per consulenze del valore di 50 milioni di euro. Nordio risponde con prudenza: «Quanto a Consorte, ciascuno può vedervi le analogie che crede». Certo, il caso Morandina è tutto sul filo del paradosso: «Quando furono scoperti i due conti, Morandina si precipitò a ritirare i soldi, li restituì, evitò l’arresto, però disse che erano soldi suoi». Inquietante. Com’è inquietante la scoperta fatta dal Pool di Milano già nel 1993: «Migliaia di immobili intestati a persone fisiche, fedeli militanti del partito, che ne era il vero proprietario.

Resta il dato, politico economico - è la conclusione - che il partito non ha mai spiegato come fosse venuto in possesso di questo gigantesco patrimonio, circa mille miliardi di lire, con quali soldi lo avesse acquisito, e perché lo avesse tenuto nascosto».

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