Test notarile, candidati in rivolta: "E' una farsa"

Dopo lo scandalo che l’anno scorso investì il concorso da magistrato, ora tocca a quello notarile. Nel mirino l'ultima prova sostenuta settimana scorsa obbligando la polizia penitenziaria a intervenire

Test notarile, candidati 
in rivolta: "E' una farsa"

Roma - Alla fine è dovuta intervenire la polizia penitenziaria. Al grido di “Buffoni! Buffoni!” centinaia di esaminandi del padiglione 6 si sono scagliati contro la commissione. “Questo esame è una farsa – hanno gridato – ci sono gli estremi per poterlo annullare”. Venerdì scorso, alla Nuova Fiera di Roma, l’esame di Stato notarile si è trasformato nell’ennesimo siparietto che potrebbe invalidare la validità dell’ultima prova. Gli ingredienti ci sono tutti: sospetti, accuse e rivolte. Dopo lo scandalo che l’anno scorso investì il concorso da magistrato, ora tocca all’esame notarile di cadere nel vortice delle polemiche.

La tre giorni di esame Alle prime luci di mercoledì 11 marzo circa 3.900 candidati si sono messi in fila davanti alla Nuova Fiera di Roma per sostenere il concorso. “E’ la seconda volta che mi presento – racconta una ragazza che preferisce rimanere anonima – perché non so ancora se ho superato il vecchio esame”. In effetti il penultimo bando aveva indetto un concorso per ottobre 2007: in “palio” vi erano 230 posti. Della correzione di quelle prove non si ha ancora avuto esito così diversi candidati hanno pensato bene di iscriversi e sostenere nuovamente l’esame. In coda già alle 8 e mezza – prima che i cancelli si chiudano definitivamente – e sui banchi per l’una per iniziare l’esame. Tre le materie, tre le buste per ciascuna materia. Si estrae tra inter vivos (contratto), mortis causa (testamento) e atto di diritto societario. “Dato il nostro numero ci hanno diviso in due padiglioni differenti – racconta Martino, candidato che settimana scorsa ha sostenuto il concorso – per legge due volontari del padiglione in cui non è presente il presidente di Commissione devono presenziare all’estrazione della materia, all’estrazione della traccia e alla lettura di quest’ultima”. I gesti si ripetono come riti. Tutto deve essere a norma di legge. La tensione è forte. Venerdì 13 a leggere la traccia – una fusione societaria – è il presidente della Commissione, Sergio Del Core (magistrato della Corte di Cassazione). Non vengono distribuite fotocopie. I candidati prendono appunti, scrivono in silenzio. Non vola una mosca. Finita la dettatura inizia la prova. “I temi presentati ai candidati erano tutti buoni, anche piuttosto pratici – commenta il notaio Massimo Caspani, direttore della Scuola di notariato della Lombardia – mi ha fatto solo sorridere che, nella prima prova, figuri una persona che parla solo dialetto. Avrebbero fatto meglio a scegliere uno starniero. Tuttavia, il risultato è lo stesso – continua – era importante verificare che i candidati si ricordassero di chiamare in causa l’interprete”.

La rivolta durante il concorso “A differenza dei due giorni precedenti non si è sentita la voce del presidente chiamare i candidati del nostro padiglione per partecipare alla conta per la selezione della persona che avrebbe estratto la busta con la traccia – continua a raccontare Martino – non si è sentito il presidente dar conto dell’estrazione della traccia e nemmeno aprire la busta e iniziare la dettatura”. In realtà, due ragazze sono presenti. “Non è stata una dettatura anticipata, semplicemente non si è sentito che si stava procedendo all’estrazione – spiega una delle volontarie del padiglione 6 – ho pescato io: non facciamo una polemica per tutto”. Ricostruire la dinamica risulta difficile. Resta il fatto che numerosi candidati del padiglione 6 sono in piedi, in fila i bagni, a chiacchierare col vicino di banco. La baraonda scoppia proprio quando il presidente di Commissione ammette: “Mi dicono che devo ripetere tutto perché non si è sentito niente”. La protesta si scalda. Al grido di “Buffoni! Buffoni!” alcuni candidati si avvicinano al tavolo dove sono seduti alcuni commissari per illustrare la necessità di annullare il concorso o, quantomeno, di ripetere le operazioni, a partire dall’estrazione delle buste. “Come facevano le due candidate prescelte a sapere che dovevano recarsi nel padiglione 5 per procedere all’estrazione? – si chiede Giorgio – come mai, a un certo punto, il presidente ha iniziato a dettare la traccia velocemente senza che noi avessimo scritto ancora niente?”.

L’intervento della polizia penitenziaria “L’osservanza delle regole è fatta apposta per poter escludere ogni dubbio che il concorso sia truccato”, spiega Martino raccontando come l’intervento della polizia penitenziaria in difesa dei commissari del padiglione 6 fosse “inutile”. Alcuni ragazzi hanno addirittura invitato gli agenti a verbalizzare. Immediato l’imbarazzo. “I poliziotti erano divisi tra due fuochi – continua Martino – si sono accorti che qualcosa era andato storto; tuttavia, non potevano opporsi ai commissari”. “La storia della dettatura della traccia è futile, c’è ben di peggio”, spiega Marco, un candidato del padiglione 6 che, sul forum di www.romoloromani.it, racconta di aver visto “gente che infilava un nastro rosso nella busta” per farsi riconoscere, gente che “aveva le tracce già svolte” e gente che, dopo aver chiacchierato con i commissari, “si faceva firmare la busta in modo diverso”. Marco è demoralizzato: “La divisione a favore di terzo è un dogma indimostrabile: devi prenderla per fede e accettarla”. Quindi? “Passerò i prossimi anni a cercare una raccomandazione, visto che studiare non serve a nulla”. “Non ho ancora parlato con i miei praticanti, quindi non ho notizie di prima mano ma non è un problema di raccomandazioni– minimizza Caspani – eventi di questo tipo capitano spesso e sono generati da come sta cambiando il mondo. Noto una sempre maggiore suscettibilità nei candidati, giustificata soprattutto dalle loro aspettative. Non sto dicendo che non vi possano essere influenze sull’esito della prova – continua – qualsiasi evento, però, è interpretato come un tentativo di sviare o di favorire alcuni candidati”.

L’Italia dei raccomandati Di precedenti la storia dei concorsi pubblici è piena. L’ultimo risale al novembre scorso alla Fiera di Milano a Rho in occasione del concorso nazionale da magistrato. Allora avevano partecipato 5.600 laureati in legge per 500 posti. Anche allora i candidati avevano chiesto l’annullamento della prova perché sui banchi erano “comparsi” fotocopie, fogli con possibili tracce e codici commentati, il tutto con il timbro d’approvazione del dicastero di via Arenula. Per legge, infatti, ciascun candidato può portare con sé codici da consultare previo controllo del cancelliere di tribunale. Compito di quest’ultimo è controllare che i volumi siano conformi al bando. “Sono stata sottoposta a un controllo che è durato dieci minuti – aveva denunciato una candidata – non si spiega come sia possibile che quei volumi abbiano ottenuto il timbro ministeriale. Eppure, anche un bambino vedrebbe che il tomo pesa il doppio perché contiene dei commenti”. Anche in quel caso ci fu una mezza sommossa popolare che portò diversi candidati ad abbandonare il concorso. “Quanto accaduto al concorso di magistratura – sottolinea Caspani – non mi sembra minimamente paragonabile alle lamentele di settimana scorsa”.

Superare l’esame di Stato L’accesso al notariato e alla magistratura è subordinato al superamento di un esame gestito dal ministero della Giustizia. Per quanto riguarda il notariato solo un aspirante su venti supera il concorso che richiede una preparazione giuridica di altissimo livello. “Il rigore della prova – spiegano al Consiglio notarile nazionale – è tale da sfatare il luogo comune dell’ereditarietà della professione: infatti, oltre l’82% dei notai non è figlio di un notaio”. Eppure ancora oggi in molti sono a lamentarsi per la difficoltà d’accesso.

“La selezione è durissima perché il notariato, per la sua funzione, è una professione d’eccellenza – spiega Caspani – tutte le professioni dovrebbero avere il numero chiuso. E’ un errore continuare a spostare i paletti della selezione”.

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