THUBRON Il viaggiatore solitario

da Mantova
Colin Thubron è uno dei maggiori scrittori contemporanei di narrativa di viaggio. I suoi numerosi estimatori avranno occasione di incontrarlo al Festivaletteratura di Mantova questa mattina, dove parlerà di viaggi e presenterà il suo libro cult Il cuore perduto dell’Asia (The Lost Heart of Asia), riproposto dalla casa editrice Ponte alle Grazie (pagg. 396, euro 15, traduzione di Alessandro Cogolo).
Giornalista per The Times e The Spectator, Thubron fa parte di quei travel writer che lasciano il segno e consentono al lettore di viaggiare idealmente - pensiamo a Chatwin, Terzani, Pankaj Mishra, Naipaul - che vivono l’avventura dello spostamento come dimensione della dinamicità umana, che espande la coscienza e gratifica il cuore; di quegli scrittori viaggiatori, per intenderci, che partono con un bagaglio ridotto, zaino in spalla e taccuino in mano, e quel tanto che basta per affrontare l’ignoto: curiosità, intuito, adattabilità e coraggio.
Nei suoi libri - Oltre la muraglia; In Siberia; Verso l’ultima città; Ombre sulla via della seta, tutti apparsi presso Ponte alle Grazie - Thubron realizza quella che in fondo resta una legittima aspirazione umana, soprattutto per quella parte di società metropolitana «moderna», che di fatto ha perso il senso più profondo della scoperta e dell’avventura; quell’umanità che si autoconfina in una dimensione claustrofobica fatta di riti collettivi e ripetitivi; che acchiappa gli aerei per automatismo e vive in un tempo schizofrenico fatto di urgenze e convenzioni; un’umanità che ha dimenticato come si cammina, come si contempla e come si sogna e ci si nutre di diversità e cambiamento.
Thubron ci racconta la Russia, la Cina e la Siberia, esplora le regioni più remote del pianeta. Come ne Il cuore perduto dell’Asia, dove all’indomani della caduta del colosso sovietico e dell’indipendenza delle cinque Repubbliche centro-asiatiche, intraprende un lungo viaggio tra le rovine ancora fumanti di uno dei più grandi imperi dell’era moderna, seguendo l’antichissima Via della seta e calcando le orme di Tamerlano.
Thubron, lei viaggia da solo o in compagnia?
«Da solo. Nessuno è così stupido da venire con me. Scherzi a parte, la mia è una scelta. Viaggiare in compagnia impedisce di calarsi completamente nelle nuove realtà che s’incontrano di volta in volta. Si rischia inevitabilmente di rimanere immersi in una bolla, di riprodurre le stesse dinamiche del mondo che si è lasciati alle spalle e di rimanere condizionati».
Lei affronta ogni viaggio nello stesso modo?
«Direi di sì. Mi documento ovviamente prima di partire ma per il resto mi adeguo alle circostanze. I miei viaggi costano sempre poco. La mia scelta di rinunciare ai lussi e alle comodità è consapevole. Mi consente di entrare nello spirito della gente comune, di condividere le esperienze e di vivere la stessa realtà. Questo non sarebbe altrimenti possibile».
Il fatto di rinunciare alle comodità non la mette in situazioni di alto rischio?
«Certo, è inevitabile, toccando legno finora mi è andata sempre bene».
Non pensa che oggi, con i viaggi low cost, viaggiare abbia perso parte del suo fascino?
«Negli ultimi quarant’anni il modo di viaggiare è cambiato radicalmente. Una volta viaggiava soltanto chi aveva mezzi, di fatto erano i privilegiati. Oggi anche le persone meno abbienti hanno la possibilità di vedere altri mondi. Lo ritengo un fatto positivo, in fondo è molto democratico, soprattutto per i giovani a cui viene data una straordinaria opportunità di conoscere e di fare degli scambi culturali».
Come la mettiamo con un certo turismo becero, ahimè assai diffuso?
«In effetti non tutti hanno una “cultura del viaggio” adeguata, e questo vale per la gente sia povera sia ricca. È una questione di comportamento, di come ci si relaziona nei confronti delle altre culture. Ma è soprattutto una questione di buona educazione e di sensibilità individuale. E questa non sempre si può insegnare».


Può anticiparci il titolo del suo prossimo libro?
«Posso solo dire che si tratta di un romanzo. Del resto, da sempre alterno il romanzo ai libri di viaggio. Quando sono sfinito di girare il mondo, mi rifugio in questo genere di scrittura».

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