Tibet, il mistero della nevicata artificiale

I tecnici cinesi: «Così batteremo la siccità ma il progetto è top secret»

Tibet, il mistero della nevicata artificiale

Una neve strana. Una neve misteriosa come quella del fumetto L’Eternauta; fiocchi che sembrano normali, ma che in realtà provengono da un mondo parallelo.
Gli scienziati che l’hanno creata artificialmente giurano che sarà usata «per il bene dell’umanità». Ma non mancano i profeti della dietrologia che vedono in questi fiocchi elaborati in laboratorio qualcosa di molto più inquietante: «Un’arma climatica da usare a scopi bellici». Controllare a tavolino i fenomeni meteorologici potrebbe infatti risolvere problemi ambientali, ma potrebbe anche trasformarsi in una terrificante strategia militare.
Sta di fatto che «la Cina ha creato, per la prima volta, la neve artificiale in Tibet», annuncia l’agenzia d'informazione Nuova Cina, che però si guarda bene dallo spiegare quale metodo sia stato adottato.
«La prima neve artificiale - spiega Yu Zhongshui, un tecnico del dipartimento meteorologico della Regione Autonoma del Tibet - dimostra che è possibile cambiare il clima attraverso l'intervento dell'uomo sull'altopiano più alto del mondo». Secondo i tecnici cinesi, l'esperimento dimostra che «sarà possibile far fronte ai periodi di siccità che saranno creati dal surriscaldamento del pianeta, che sta progressivamente riducendo la superficie dei ghiacciai». Anche quest'anno in Tibet le temperature invernali sono state di 2-3 gradi superiori alle medie stagionali e il test è stato condotto nella contea di Nagqu, a 4.500 metri di altezza nel nord del Tibet. Fin qui la rassicurante versione ufficiale.
Ma basta fare un approfondimento in Rete, digitando la sigla Haarp (Active auroral research project, in italiano Progetto attivo aurorale di ricerca ad alta frequenza) per imbattersi in uno dei suoi principali obiettivi perseguiti fin dal 1994: «Modificare anche su zone lontane le condizioni climatiche e gli agenti atmosferici in modo tale da facilitare le operazioni militari».
La tecno-nevicata tibetana potrebbe rientrare in una logica di questo tipo? Sarà un caso ma nel loro libro «Guerra senza limiti», proprio due colonnelli dell’aeronautica cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui, hanno esaminato l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo.

Qiao Liang e Wang Xiansui accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio il nemico: «Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle precipitazioni piovose o nevose».
E c’è già chi teme che i due militari cinesi non parlino per sentito dire.

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