Tokyo, la «strage» dei premier: via il quarto in quattro anni

Veniva considerato come il Kennedy del Sol Levante: elegante, bella moglie, miliardario, cristiano, difensore dei deboli, antimilitarista. È durato meno di otto mesi come premier. Yukio Hatoyama, 63 anni, capo del Partito Democratico del Giappone, si è dimesso ieri, in lacrime, lasciando il posto in cui si era insediato godendo di popolarità del 70 per cento, crollata al 20. È il quarto premier a uscire di scena in quattro anni, benché fosse ritenuto anche meglio di un Kennedy: laureato a Stanford, ricchezza antica, non dubbia come quella accumulata nel proibizionismo dal padre di JFK; dinastico sangue blu dell’alta politica e dell’accademia: un avo presidente della Dieta a fine Ottocento, fondatore di prestigiosa Università; il nonno paterno fondatore del Partito liberal democratico, importante premier negli anni Cinquanta; tra gli avi materni, altri fondatori di Università, e soprattutto della Bridgestone, di cui la famiglia resta maggior azionista. Il suo slogan era «potere al popolo», ma il popolo lo conosce solo da lontano. Gli succederà probabilmente il ministro delle Finanze, Naoto Kan, che negli anni Novanta ebbe un momento di celebrità per aver denunciato lo scandalo di uso di plasma contaminato di Hiv in alcuni ospedali. Ambiziosi messi di Prodi fecero balenare a Kan, capo di un partitino, sogni di Ulivo mondiale, o almeno italo-nipponico: finirono nel nulla come l’Ulivo, mentre Kan si riciclava con gruppi minori nella fondazione del partito democratico guidato da Hatoyama.
La vittoria di Hatoyama nell’agosto scorso aveva avuto un che di storico: sloggiava dal potere il partito che fondò il nonno, e che era stato al governo per mezzo secolo. La caduta odierna è solo apparentemente dovuta alla disputa con gli Usa per la loro base a Okinawa, situata in un centro abitato. Gli Usa si erano accordati per spostare l’impianto in zona meno abitata, ma Hatoyama si era impegnato a farli sloggiare, e ha cominciato il braccio di ferro. Voleva allentare il rapporto con gli Usa, e fare una politica «Asiacentrica», di stretti legami con la Cina e le due Coree. La crisi per l’affondamento a marzo da parte della Corea del Nord della corvetta sud-coreana ha svelato la velleità del piano. Il 28 maggio ha dovuto annunciare che gli americani restano dove sono. La promessa di rinnovamento alla testa di una coalizione guidata dal confuso partito di cui era a capo si è risolta in oscillazioni nella situazione economica: debito pubblico a 200% del Pil, stagnazione. Intanto fioccavano gli scandali: ingenti finanziamenti a Hatoyama dalla mamma, registrati sotto il nome di persone morte. Non mancava il ridicolo: sua moglie, ex attrice, rivelava di essere stata in astronave su Venere, e di essere stata amica di Tom Cruise nella precedente vita. Altri scandali intorno al vero capo del partito, Ichiro Ozawa, con arresto di suoi collaboratori. Ozawa era uno degli uomini forti dei liberaldemocratici.

Con Hatoyama si dimettono anche lui e altri dirigenti: il partito cambia il vertice in vista delle elezioni della Camera Alta l’11 luglio ed evitare il crollo. Ma ieri la borsa, salita per le dimissioni, è scesa all’ipotesi di Naoto Kan primo ministro.

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