Torino, con Chiamparino è profondo rosso

Luciano Gulli

nostro inviato a Torino

Chiamparino über alles, come un inarrestabile carro armato che fa polpette degli esili baluardi disposti sulla sua rotta dagli avversari. Rocco Buttiglione, il generale spedito in fretta e furia sul difficile fronte piemontese dall’alto comando della Casa delle libertà, ha fatto quel che poteva. E forse di più. Sarà per questo che ora, stizzito da un risultato elettorale francamente deludente, oltre ogni plumbea aspettativa, se la prende con un elettorato abulico, apatico, che forse non ha capito l’importanza della posta in gioco. «L’elettorato della Cdl - commenta a braccia conserte e sigaro spento, cercando di apparecchiare un sorrisetto stretto stretto - non sente la competizione amministrativa. Peccato». Ma è una responsabilità riflessa. La colpa vera va cercata ad alcune centinaia di chilometri verso sud, a Roma. «Colpa della Casa delle libertà - dice il filosofo, senza nascondere una certa amarezza - che si concentra sulle questioni nazionali ritenendo marginali le competizioni amministrative. E colpa anche del governo, che non ha saputo gestire il successo delle Olimpiadi invernali che pure sono state il risultato di un gesto di generosità da parte del governo stesso».
Sessantasei virgola otto per cento a Chiamparino, il sindaco uscente che correva per il centrosinistra e che ora, dall’alto dei consensi ottenuti, può varare il suo laboratorio per il partito unico innervato da Ds e Margherita. Il ventinove e tre per Buttiglione. Ci sono commenti da fare? Buttiglione ci pensa un momento e poi sbotta: «Forse non ha pagato la tattica del muro contro muro al governo Prodi. La gente non ha digerito la drammatizzazione dello scontro. Gli elettori si aspettano che combattiamo Prodi nelle aule parlamentari». Poi, l’affondo alla coalizione che ha deciso la sua candidatura soltanto un mese fa: «Se la Cdl fosse stata coesa e radicata sul territorio forse non sarei stato io il candidato. Ho accettato la sfida per coprire questo buco».
A Buttiglione fa eco Roberto Rosso, che cinque anni fa portò la Cdl al ballottaggio contro lo sfidante del centrosinistra Sergio Chiamparino. «Cinque anni fa giocammo per vincere. Stavolta invece non ci abbiamo neppure creduto. È un peccato. Perché nel resto del Piemonte, persino in provincia di Torino: a Chivasso, a Pinerolo, a Carmagnola, il centrodestra ha recuperato rispetto alle politiche del mese scorso». Finirà così, prevede Rosso: «Una Regione sempre più azzurra, con al centro un capoluogo sempre più rosso».
Traditi dalla scarsa affluenza alle urne? «È una circostanza che temevo - ragiona Buttiglione, tornato a Torino dopo aver votato a Roma -. La tarda primavera o l’inizio dell’estate sono tradizionalmente un pessimo momento per andare a votare perché le tentazioni abbondano. Se poi si calcola che c’è stata di recente una campagna elettorale, era abbastanza prevedibile. Eppoi l’elettorato moderato è meno politicizzato, dunque più incline al disimpegno».
Non è stato comunque tempo gettato al vento. La scelta di Rocco Buttiglione di guidare personalmente l’opposizione dai banchi del Comune rafforza il tentativo del partito di Casini di radicarsi nelle grandi città del Nord. E sulle ruggini tra alleati spiega: «Le polemiche vanno fatte all’interno delle coalizioni dei partiti - dice succhiando il niente che c’è da succhiare dal sigaro spento -. Personalmente ho cercato di tenere unita la squadra. Bisogna superare i personalismi, svecchiare, aprire. Adesso possiamo essere davvero un partito».
Sergio Chiamparino naturalmente gongola. L’altro ieri, per scaramanzia, si augurava di non finire ai playoff come la sua squadra del cuore, il vecchio Toro. Ora, pur davanti a numeri che suonano come un «cappotto» inflitto all’avversario, non abbandona il suo aplomb minimalista. Per essere contento è contento, ci mancherebbe. Ma l’approccio da ragiunatt non lo abbandona mai. «L’obiettivo, ora - dice davanti alle telecamere - è cercare di corrispondere a questa straordinaria fiducia concessami dai torinesi. Le Olimpiadi sono passate. Ora bisognerà mostrare la capacità di trasformare in tante Olimpiadi gli obiettivi programmatici».

Per i torinesi, intanto, l’annuncio di una buona notizia, copiata beffardamente, e di sana pianta, dal Berlusconi pensiero. «L’Ici si può abolire. E se non proprio abolire - sorride Chiamparino - certo ridurre sostanzialmente».

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