Il tormento di Allegri: il Milan è un puzzle

nostro inviato a Milanello

Catania è una trappola. O meglio, per dirla col lessico di Allegri, è «una partita incasinata». E non solo per il ritardo del segno uno in schedina (pensate, l’ultimo successo siciliano è fermo al 15 maggio del 1963). Catania è una trappola perchè, come spiega meglio più avanti il livornese, si tratta di una squadra tutta argentina, «quindi rognosa da affrontare». Già all’andata fu una sera complicata, molto complicata: 1 a 1, gol da piazzale Lotto di Capuano, rimediato dalla stilettata di Pippo Inzaghi, rivisto ieri a Milanello con buone notizie sul conto del ginocchio operato. «Dobbiamo stare attenti e sereni, pensare solo a giocare, quindi bisogna fare molta attenzione, stiamo giocando ogni tre giorni, potrebbe affiorare un po’ di stanchezza» la sua analisi che è l’annuncio ufficioso della necessità di servirsi del turn-over.
Catania è una trappola, in senso trasversale, per il Milan capolista. I rischi arrivano dal ghigno di Simeone, erede di Giampaolo in panchina e del suo temperamento guerriero, ma anche dal ricorso ai ricambi che stasera arriveranno tra i rossoneri e che, in futuro, possono diventare molto più numerosi a seguito dell’abbondante campagna di rafforzamento sul mercato (ieri la quarta tessera del mosaico, il giovane spagnolo under 21 Didac Vila , terzino sinistro, «ha un piede buono, buona corsa e molto da imparare» il giudizio di Allegri). Ibrahimovic e Cassano che han riposato in coppa Italia hanno il posto garantito insieme con il recuperato capitano Ambrosini, il portiere Abbiati, Antonini sul fianco, Van Bommel davanti alla difesa e Thiago riportato al centro della difesa. Rimarrà fuori Pato dopo la fatica e la doppietta di Marassi ed è solo il primo degli illustri esclusi: altri si aggiungeranno prossimamente, Seedorf per esempio. «Insieme Pato e Ibra hanno già fatto ottime cose e le rifaranno» la convinzione di Allegri per cancellare dall’ordine del giorno l’argomento di una incompatibilità tra i due.
L’interrogativo, semmai, è un altro: chi lascerà fuori prossimamente Allegri? Il tecnico ha cominciato da ieri, a dispetto delle tante assenze (2 recuperati, Bonera e Ambrosini, uno lasciato a casa, Abate, undici il totale degli indisponibili, Flamini l’unico che può tornare utile contro la Lazio), a fare i conti con i tormenti futuri. «Ci ho già pensato in verità» è stata la sua risposta sincera, con l’aggiunta di un codicillo, scontato, e troppo breve, per poter frenare il malumore degli esclusi. «I tre nuovi arrivati non possono giocare in Champions, è già un dato. Il gruppo dovrà rispettare le mie scelte» è la difesa approntato dal livornese. Avrà bisogno di un Galliani in assetto di guerra, schierato al suo fianco, per domare le fibrillazioni inevitabili.


E d’altro canto, anche l’Inter, sulla spinta emotiva della rimonta, ha puntellato il gruppo del triplete con Pazzini, «uno che rinforza un attacco già molto forte», il pensiero di Allegri zero preoccupato dal numero degli infortuni, ancor meno dal collegamento tra numero di ko e la preparazione a Dubai. «Al ritorno dagli Emirati abbiamo solo giocato» la riflessione di Allegri. San Siro è stato rizollato: anche l’ultimo alibi è stato cancellato.

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