Torna il partito delle coop rosse: «Firmiamo contro federalismo»

I vertici dell’organizzazione invitano soci e cittadini a sostenere il referendum sulla nuova Costituzione: «Poi daremo indicazioni di voto»

Antonio Signorini

da Roma

La Lega delle cooperative scende in campo e prende posizione sul referendum confermativo promosso dalla sinistra per affossare la devolution. Per la centrale cooperativa vicina ai Democratici di sinistra è «utile e positivo che il corpo elettorale possa esprimersi su un progetto di riforma destinato a incidere profondamente sul futuro del Paese». E per questo ha rivolto un «invito ai propri soci e a tutti i cittadini a firmare la richiesta di indizione del referendum confermativo, recandosi nei punti di raccolta appositamente istituiti». Nel merito della devolution, per il momento, le coop rosse non prendono posizione e si limitano a osservare che la riforma conterrebbe «la più ampia revisione della carta costituzionale mai avvenuta nel corso della storia della Repubblica» e modificherebbe «profondamente i poteri, le competenze, le relazioni e le modalità di funzionamento degli organi costituzionali».
Un’inversione di marcia per Legacoop, che - prima della bufera giudiziaria su Unipol - aveva imboccato la strada dell’autonomia della politica? Il presidente Giuliano Poletti nega: «Noi non abbiamo mai rinunciato a esprimere valutazioni. In questo caso abbiamo invitato i cittadini a sottoscrivere un referendum che consentirà a ogni cittadino di esprimere una valutazione su una riforma molto importante anche per le imprese e l’economia». Il leader della cooperazione di sinistra nega che Legacoop abbia in questo modo preso una posizione contro la riforma che ridisegna le competenze dello stato centrale e delle autonomie locali. «Noi non abbiamo fatto valutazioni di merito, le faremo semmai a ridosso del voto se ci sarà. Su questioni importanti come questa anche altre organizzazioni sociali come Confindustria hanno espresso le loro opinioni». Tra l’altro - aggiunge Poletti - Legacoop non ha bocciato tutta la riforma federalista varata dal governo di Silvio Berlusconi. «La riforma del titolo V della Costituzione (quella varata dalla sinistra, ndr) aveva elementi di incertezza che dovevano essere risolti». Poletti nega anche l’interpretazione più maliziosa e cioè che questo sia un modo per riavvicinarsi al popolo della sinistra dopo la scottatura della vicenda Unipol. «Non è così. Pensiamo che ci sia veramente una discussione da fare sulla modernizzazione del paese, adeguando la struttura dello stato, ma salvaguardando i valori. È un fatto di democrazia».
Più prudente, anche se sostanzialmente simile, la posizione di Confcooperative. La centrale «concorrente» di Legacoop, storicamente legata al mondo cattolico, non ha invitato i soci a firmare i referendum (ieri è invece arrivato il sostegno dei prodiani e l’adesione del segretario del Prc Fausto Bertinotti). Ma il presidente Luigi Marino è a favore di una consultazione popolare.

«È importante - sostiene - che riforme di tale peso passino per il vaglio del popolo che esercita la sovranità attraverso il voto». Il federalismo dovrà comunque rispondere all’esigenza di «una burocrazia snella, veloce, capace di liberare le potenzialità dell’economia italiana».

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