"Torno e suono dal vivo perché le mie canzoni devono entrare nella vita delle persone"

Intervista a Noel Gallagher. Il cantante parla di "Council Skies": "È un disco nato durante il Covid, è carico di riflessione"

"Torno e suono dal vivo perché le mie canzoni devono entrare  nella vita delle persone"

Noel Gallagher è una delle ultime rockstar che dice quel che pensa.

«Del politically correct non me ne frega un caz...».

Chiaro.

«Se parli con me, ti dico quel che penso, non quello che vuoi sentire. Negli anni Novanta, quando non c'erano i social, gli Oasis o le altre band parlavano così».

A proposito.

«Negli archivi della Sony, praticamente una cassaforte, ho trovato molte versioni alternative (tecnicamente «outtakes», ndr) dei vecchi brani degli Oasis ma non so cosa ne faremo».

Per adesso dice così ma, si sa, Noel Gallagher ha un rispetto devoto per la propria musica e non accenna che molto probabilmente nel 2024, che è il trentesimo anniversario del debutto, uscirà un disco a nome Oasis, la band che ha creato con il fratello Liam. Per adesso, a inizio giugno, esce Council Skies, che è probabilmente il disco più completo e vincente dei suoi High Flying Birds. «Per la prima volta tutta la mia band suona nelle canzoni», spiega lui, lucidissimo e divertente in un hotel milanese. «Ho scritto tutti i brani durante il lockdown perciò sono più riflessivi».

In effetti tra i brani guizza il riflesso meno conosciuto di questa rockstar classe 1967 che non le manda a dire mai a nessuno, fratello Liam compreso. Dice quel che pensa, anche ai limiti dell'autolesionismo, ma - accidenti - ha il coraggio di farlo, come si leggerà anche più avanti. «In finale contro il mio Manchester City voglio l'Inter che è la più debole e Lukaku è terribile», aveva detto senza giri di parole a SkySport24 poco prima di parlare del nuovo disco. Conciso e concettoso, Noel Gallagher da Manchester conferma di essere se non l'ultimo, il penultimo dei mohicani del rock, quelli che prima la musica e tutto il resto dopo.

Anche in questo caso sulla copertina del disco non c'è il suo volto.

«Non mi piace stare sulla copertina dei miei dischi, a meno che non ci sia una intuizione tipo quella di Ummagumma dei Pink Floyd».

Nelle nuove canzoni spunta spesso Johnny Marr, leggendario chitarrista degli Smiths.

«Lo conosco da tanto tempo, ho il suo numero di telefono e, se continui a rispondermi, io continuo a chiamarti. In Pretty Boy si sente molto».

La chitarra.

«Oggi i ragazzi non la suonano come un tempo e la nuova musica non c'entra molto con le chitarre, anche perché sono difficili da suonare».

Tra i giovanissimi solo i Måneskin.

«Quelli dell'Eurovision? Amo l'Eurovision, è pazzesco. I Måneskin sono quelli con il cantante che si drogava? (Si riferisce alla scena incriminata e smentita dopo la vittoria alla finale, ndr). Beh, se uno è rock... In ogni caso, hanno un bel look ma non conosco le loro canzoni».

Per molti le canzoni contano sempre meno.

«Per me il privilegio più grande è poter creare una canzone dal nulla sperando che poi possa entrare nella vita delle persone».

Oggi spesso si spera più di «strimmare» che di entrare nella vita degli altri.

«Quando abbiamo iniziato noi, le classifiche non erano determinanti come oggi. Con l'avvento del maledetto Spotify, hai milioni di canzoni a disposizione e si consumano tutte in fretta, troppo».

Il suo pezzo preferito di Council Skies?

«Dead to the world, sembra perfetto per un film dark romantic».

Il suo film preferito?

«Il buono, il brutto, il cattivo del vostro Sergio Leone, è uscito quando avevo un anno».

Non ha mai fatto una colonna sonora, neanche per James Bond.

«Non me l'hanno mai chiesto, forse dovrei chiamarli per farlo» (ride, ndr).

Non l'hanno chiamata neanche per suonare all'incoronazione di re Carlo III.

«Mah non credo sia molto popolare. Le nuove generazioni non hanno alcun interesse per la casa regnante, che è come la religione: sta scomparendo. La gente voleva bene alla Regina Elisabetta, ma ora dubito che freghi un caz.. a qualcuno».

Il premier britannico Sunak è indagato per...

«... essere un idiota?».

Per conflitto di interessi.

«E dov'è la sorpresa? Fare il politico è il lavoro più schifoso del mondo, anche se sono le banche, e non i politici, a governarlo».

Noel Gallagher e High Flying Birds suoneranno presto dal vivo.

«Ma non voglio fare concerti lunghissimi alla Springsteen perciò non suonerò tutto il nuovo album».

Gli U2 hanno appena reinventato quaranta dei loro classici.

«Ora non c'è qualcosa che avrei voglia di reincidere. Anzi, penso che il tempo sia prezioso e quindi voglio registrare solo cose nuove. Che caz.. di senso ha rifare cose del passato?».

Bono è in tour a teatro con un proprio spettacolo.

«L'ho visto a Londra con mio figlio di 16 anni. A un certo punto Bono si è messo a ballare su di un tavolo e mio figlio mi fa: Mi sa che ce lo siamo giocato» (ride, ndr).

Se gli Oasis non si fossero formati?

«Sarebbe arrivato qualcun altro. Una generazione ha sempre bisogno di sentire propria una band. Se i Verve fossero arrivati prima di noi, ci saremmo scambiati i ruoli. Oggi invece non ci sono band di riferimento, lo noto anche con i miei figli. Ma la chiave restano sempre le canzoni. Nessuno ha scritto un'altra Live forever e io non ero nessuno quando l'ho scritta in un pomeriggio a Manchester. Alla sera l'ho suonata alla band e loro non ci credevano».

Un sondaggio l'ha incoronata «canzone più bella di tutti i tempi».

«Una generazione deve venir fuori senza legarsi troppo al passato, mi sembra il momento giusto».

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