Da Totò a Jennifer Lopez. Amori e dolori degli attori

Tante coppie celebri hanno avuto destini tragici. A iniziare da Ferida-Valenti uccisi dai partigiani...

Da Totò a Jennifer Lopez. Amori e dolori degli attori

Di amori tormentati tra attori, Hollywood ha una ricca tradizione. Per le coppie celebri, non sempre sono tutte rose e fiori. Basti pensare alla storia d'amore tra Brad Pitt e Angelina Jolie. O a Ben Affleck che avrebbe acquistato una villa a Los Angeles, da 20,5 milioni di dollari, dove trasferirsi da solo, sancendo, pare, la fine della sua love story con Jennifer Lopez, con la quale si era sposato non più tardi di due anni fa. Anche nel passato, ci sono state drammatiche storie d'amore finite ancor peggio. Ne ricordiamo alcune che risveglieranno i ricordi di molti nostri lettori. A partire da quella, toccante, che riguardò Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. È il 30 aprile 1945, via Poliziano, Ippodromo di San Siro. Luisa Ferida, la diva cinematografica degli anni del Fascismo, è faccia al muro. Accanto a lei, Osvaldo Valenti, altro divo del grande schermo e suo grande amore. Lei è incinta e, in mano, stringe una scarpina azzurra che apparteneva a suo figlio Kim, morto dopo cinque giorni. «Hai detto che volevi seguirmi dovunque, fino alla morte. Questo è il momento», cerca di farla sorridere lui. Lei è terrorizzata. Un plotone di esecuzione comandato da Marozin, capo della Brigata partigiana Pasubio, sta per eseguire la loro condanna a morte. La sua colpa? Aver amato Valenti. L'accusano di collaborazionismo e di aver torturato partigiani nella sede della Banda Koch; il tutto, dopo un processo sommario nel quale la Ferida non venne nemmeno sentita. Li giustiziano, anzi la Corte d'Appello di Milano sentenziò che la Ferida e Valenti furono assassinati. Lo stesso Marozin dichiarò, a proposito della povera Luisa: «Non aveva fatto niente, ma la rivoluzione travolge tutti», puntando il dito, anni dopo, su Pertini (ma fu lui solo a farlo, probabilmente per alleggerire la sua posizione). Si erano conosciuti, come tanti, su un set, recitando spesso insieme. I due si amano, fanno scandalo. Lei si adatta agli eccessi (alcol, sesso e droga) della vita di lui, che la ricambiava di un amore perverso. Che li ha portati, ingiustamente, davanti a un plotone di esecuzione.

Due anni fa è morta Liliana De Curtis, la figlia del grande Totò. Il suo nome di battesimo non fu casuale. Le fu dato in onore di Liliana Castagnola, sciantosa genovese che, per il Principe della risata, si tolse la vita. Si conobbero, neanche a dirlo, in teatro, a Napoli. Lei seduta in platea, con una fama di femme fatale, lui in scena che non le toglieva gli occhi di dosso. L'indomani, Totò la omaggiò con un mazzo di rose. Lei, invece, qualche tempo dopo, gli donò una sua foto con dedica: «Totò, un tuo bacio è tutto». È l'inizio della loro passione. Liliana, però, è tremendamente gelosa e Totò prova a troncare quella relazione diventata soffocante. L'occasione è un trasferimento a Padova, ma senza di lei. Liliana, nella notte tra il 2 e il 3 marzo 1930, lo chiama in teatro, a Napoli, ma lui è distaccato. «Domani parti. Già tu domani parti. Vai a Padova e io? Parto anch'io». Si veste elegante, si trucca, scioglie un tubetto di sonniferi nell'acqua, si sdraia sul letto e beve il contenuto. Scrive un biglietto d'addio «Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Lilia tua». Lui, vedendo il cadavere sviene. Decidendo di farla seppellire in una delle tombe della famiglia De Curtis e chiamando la sua unica figlia, Liliana.

Se poi vogliamo parlare di amore dannato non si può non citare l'infelice love story tra James Dean e Anna Maria Pietrangeli che, negli Usa, chiamavano Pier Angeli. Si conobbero, nel 1954, sul set de Il calice D'argento. Lui era andato a trovare l'amico Paul Newman e fu colpo di fulmine con la sua Annarella, soprannome derivante dall'unione di Anna e Cinderella. «Eravamo come Romeo e Giulietta», aveva dichiarato lei e i due erano profondamente innamorati, convinti che nulla avrebbe potuto separarli. Tanto che Jimmie le fece la fatidica proposta. C'era, però, un problema. Dean non era cattolico, inaccettabile per la famiglia italiana di lei. Fu, soprattutto, la mamma Enrichetta Romiti a mettersi di traverso affinché i due troncassero la relazione. Così fu. Annarella chiuse con Jimmie e si sposò frettolosamente con Vic Damone. Dean, sette mesi dopo, morì e nel cruscotto della Porsche c'era un foglio accartocciato con sopra una formula matrimoniale e il nome di Anna Maria. Lei, morì, a 39 anni, per sovra-dosaggio di farmaci, con accanto una lettera senza destinatario indirizzata «al mio grande amore».

«Mi dispiace. So che ti avrei resa infelice. Parto per il Messico con Nathalie. Ti auguro ogni bene!». Adesso, ci si lascia, da canaglia, con un WhatsApp, ma, sessant'anni fa, anche un bigliettino simile poteva sconvolgerti per sempre. Soprattutto, se a scriverlo era Alain Delon, destinandolo a Romy Schneider. I due si erano conosciuti sei anni prima, sul set de L'amante pura, dando vita a quella che è stata definita la storia d'amore più struggente di sempre. Lui la riceve all'aeroporto con un mazzo di fiori, lei lo definisce «troppo bello, troppo giovane, troppo pettinato». Un amour fou travolgente, che ha fatto sognare gli spettatori, destinato al matrimonio, magari emulando quello del personaggio che ha reso immortale, ma anche tormentato, Romy, ovvero la Principessa Sissi. Le scappatelle con protagonista Alain si moltiplicano, in particolare con la cantante Nico con tanto di figlio non riconosciuto. Delon, dopo la tempesta, fa l'errore più grande: regala a Romy l'anello di fidanzamento, chiedendole la mano. Alain, però, incontra Nathalie Barthélémy, perdendo la testa. Tanto da scappare via con lei e sposarla incinta. Romy non si riprende più, collezionando, sentimentalmente, dei grandi fallimenti. Perde anche un figlio, di 14 anni, e il suo cuore non regge più, portandosela via a soli 43 anni. La morte della Schneider manda in depressione Alain che le scrive una lettera commovente: «Ti amo, mia Puppelé... Ti dico addio, il più lungo degli addii. Riposati. Sono qui, vicino».

C'è poi la storia del più grande scandalo mondiale, quello della Guerra dei Vulcani. Protagonista Roberto Rossellini e due dive come Ingrid Bergman e Anna Magnani. Lui stava con Anna, ma Ingrid scrive al regista una famosa lettera: «Se ha bisogno di un'attrice svedese che in italiano sa dire solo ti amo, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Lui accetta, la invita a Parigi e se ne innamora, lasciando Anna con la scusa, non delle sigarette, ma dei cani da portare a spasso. Un abbandono che segna per sempre l'attrice romana.

Con la diva svedese Rossellini gira Stromboli, ruolo inizialmente destinato alla Magnani. La quale, per ripicca, lo stesso anno recita in Vulcano, girato nell'isola vicina. Dopo qualche anno, finirà anche l'amore con Ingrid.

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