Totò, in mostra a Firenze le lettere e i provini inediti

Al Teatro della Pergola esposto anche il manoscritto originale di «Malafemmena»

Giovanni Antonucci

da Firenze

L'amore del pubblico per Totò è confermato non solo dal successo dei suoi film, continuamente riproposti dalle tv con audience sorprendenti, ma anche dall'attenzione verso l'uomo e l'artista insieme. Lo conferma anche la mostra Un principe chiamato Totò, allestita nella Sala Oro del Teatro della Pergola di Firenze. È un'esposizione, curata dalla nipote Diana de Curtis, che si propone di svelare, con documenti di ogni tipo, il rapporto del principe de Curtis, in arte Totò, con la sua vita artistica e non. Uomo discreto, signorile nel tratto, per nulla espansivo, si trasformava sul palcoscenico e sullo schermo in un comico irresistibile, dalla creatività senza confini, in grado di creare con un gesto o una battuta un personaggio indimenticabile.
Nella mostra, fra gli oggetti che gli appartennero, spiccano il suo mitico frac e quella bombetta che egli faceva diventare una protagonista della sua inimitabile comicità. Diana de Curtis, con la preziosa collaborazione di sua madre Liliana, propone in mostra alcune locandine, il manoscritto originale di una canzone diventata famosissima come Malafemmena, autografi, contratti, lettere d'amore, poesie, foto anche personali, che ripercorrono la vita di Totò e delle persone che gli furono care, nel cinema, nel teatro, nella sua esistenza di uomo. Testimonianze tutte di sicuro interesse per chi voglia conoscere meglio questo grandissimo attore che ci ha lasciato, nei suoi film, la memoria di una creatività che affondava le sue radici nella tradizione della Commedia dell'Arte.
A questo proposito la mostra fiorentina propone alcuni inediti del suo incredibile talento. Il più interessante è il provino che egli fece per il suo primo film, Animali Pazzi di Carlo Ludovico Bragaglia su soggetto e sceneggiatura di Achille Campanile. Recentemente restaurato dall'Istituto Luce, è un documento prezioso della sua genialità d'interprete, in grado di spiazzare al cinema, come aveva fatto nel teatro di varietà, tutti gli spettatori, con la sua gestualità quasi astratta, da marionetta meccanica e con la sua inconfondibile voce.

Non meno interessanti sono, tuttavia, alcune scene di Uccellacci e uccellini di Pasolini che furono tagliate in sede di montaggio. In una di esse, Totò, che ormai era quasi completamente cieco, mima un'aquila, fino a trasformarsi in essa che s'alza verso il cielo. Una scena emozionante come poche.

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