Chi ha conosciuto un certo Alfredo Bartolo - nato in Piemonte - nel reparto detenuti del carcere di Parma ha in realtà conosciuto il boss corleonese. Lui, Salvatore Riina, morto venerdì scorso al compimento del suo 87esimo anno di età.
Per ovvi motivi di sicurezza - visto l'altissimo profilo criminale del boss - le autorità sanitarie hanno optato per questo alias. Il falso nome per il boss appare in numerosi documenti clinici che riportano l'evoluzione del suo stato di salute durante il ricovero.
Questa identità fittizia inedita emerge anche dalle carte del procedimento in cui il capo dei capi era accusato di avere minacciato l'allora direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano mentre parlava, durante l'ora d'aria, con Alberto Lorusso, arrestato per i suoi legami con la Sacra Corona Unita.
Sempre nell'ambito di questo processo, la difesa di Riina, rappresentata dall'avvocato Mirko
Perlino, aveva chiesto una perizia per valutare la sua capacità di stare nel processo date le sue condizioni di salute molto precarie ma i giudici scrissero che, sulla base anche di una relazione medica, era ancora "vigile".
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