Roma - Ufficialmente per la maggioranza la vicenda Visco è chiusa, o quasi. Ma in realtà, montano malumori e preoccupazioni per il voto di domani in Senato, che potrebbe mettere in difficoltà il governo. Si agitano i moderati della coalizione, da Antonio Di Pietro a Clemente Mastella a brani della Margherita, arrivano voci discordanti su mozioni e ordini del giorno, su possibilità di voto di fiducia e scrutinio segreto.
Un allarme confermato dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti: «Non vedo conseguenze a livello istituzionale del caso Visco-Guardia di Finanza perché le decisioni sono state prese dal governo nella sua autonomia, ma ricadute politiche sì e anche molto pesanti». A far montare le polemiche non solo nel centrodestra è la rimozione del comandante generale delle Fiamme gialle Roberto Speciale, grande accusatore di Vincenzo Visco per la richiesta di trasferimento di ufficiali impegnati sulle indagini Bnl-Unipol. Licenziamento con il quale il governo ha controbilanciato la riconsegna della delega sulla Gdf da parte del viceministro. Bertinotti condivide la protesta della Cdl per non essere stata informata della decisione ma, dice, «soprattutto è importante informare l’opinione pubblica sul perché di certe scelte».
È quello che si attende dal dibattito di domani a Palazzo Madama o forse già dalla riunione dei capigruppo di oggi, dove si preannuncia uno scontro sul voto segreto e saranno presentate nuove mozioni da entrambi i poli. Il segretario Ds Piero Fassino assicura che mercoledì sarà dimostrata «l’assoluta correttezza di comportamento di Visco e delle decisioni del governo». Per Luciano Violante la vicenda è chiara e non si capisce «su che cosa si debba votare». Poi definisce «un eccesso di cortesia» il saluto di Speciale a Berlusconi alla Festa del 2 giugno. Il sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi rivela che Visco riavrà la delega «appena chiusa l’indagine della procura di Roma, nel giro di qualche mese». L’unico punito, insomma, è Speciale? Per Grandi andava destituito a luglio, «quando era chiaro che non era affidabile, ma il governo ha deciso troppo tardi». Un segnale di autocritica.
Clemente Mastella, inaspettatamente, dice che la maggioranza deve presentare una mozione di solidarietà alla Gdf, per «sanare la ferita». Di voti di fiducia il leader dell’Udeur non vuole sentir parlare, ma preoccupa la sua mossa e anche il pranzo di ieri in un ristorante romano con Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa. Che starà preparando? Certo, ai leader dell’Udc ha ribadito la sua insofferenza. «Trovo molta più sintonia con il centrodestra e con voi centristi - avrebbe detto - che nella mia alleanza». Insomma, se le cose precipitano, lui un’alternativa ce l’ha pronta. Anzi, sembra voler alzare il livello di scontro. Pur augurandosi che «dopo mercoledì ci sia un atteggiamento un po’ più mite e senza strumentalizzazioni», Mastella sa bene che la sua mozione sulle Fiamme gialle potrebbe innescare una bomba.
Per il suo eterno antagonista, Antonio Di Pietro, una mozione di fiducia alla Finanza non ha senso perché «la Gdf è una cosa, la vicenda Visco un’altra e io non butto a mare il bambino con l’acqua sporca». Il leader dell’Idv si riferisce a quella del leghista Roberto Calderoli, ma come si comporterà verso quella fotocopia che vorrebbe Mastella? Ritirata la sua mozione, Di Pietro comunque non voterà il testo della Cdl. Anche se la rimozione di Speciale per lui è stata «ingenerosa». Il ministro per le Infrastrutture vuole chiarezza su «questo avvicendamento per togliere ogni dubbio». «Sono fiducioso che salteremo l’asticella anche questa volta», si dà coraggio Fabio Mussi.
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