I batteri come nuova frontiera della lotta a un tipo di inquinamento spesso meno visibile, ma non indifferente: l'inquinamento biologico. Questa la scommessa di Gibabiospor, che nel settore dei formulati per la pulizia degli ambienti e degli oggetti sottoposti a questo tipo di inquinamento vuole portare avanti una piccola rivoluzione unendo sostenibilità e sviluppo. IlGiornale.it si confronta con Giuseppe Barone, Managing Director di Gibabiospor.
Da dove nasce Gibabiospor e qual è il suo obiettivo?
"Nasciamo una quindicina di anni fa come divisione di Giba Hospital Service con l’obiettivo di confrontarci con diversi tipi di inquinamento ambientale, distinguendo con attenzione la lotta all’inquinamento chimico da quella all’inquinamento biologico".
Cosa li differenzia?
"A fronte di un inquinamento chimico il contrasto con prodotti chimici promette di far ottenere precisi risultati, ma contrastare un inquinamento biologico nello stesso modo può essere inefficiente. E per colmare questo gap abbiamo pensato di entrare nel mercato mettendo a disposizione formulati biologici che combaciano perfettamente con gli obiettivi che vogliamo conseguire. Un inquinamento biologico è tutto ciò che proviene da fonti organiche, umane e animali: dai peli alle deiezioni, dal sangue all’erba, dai rifiuti organici negli impianti di depurazione ai rifiuti di cibo e bevande. Ovunque la matrice biologica prima va in degrado e poi in putrefazione perché i batteri presenti nell’ambiente non la contrastano adeguatamente".
A questo provate a ovviare voi coi vostri formulati?
"Sì. Un formulato biologico Gibabiospor non è altro che la selezione di batteri prelevati dall’ambiente, messi a contatto con la matrice biologica e organizzati per quello cui è destinata dalla natura: mangiare e riprodursi. I batteri prendono la materia organica, la demoliscono e la trasformano in acqua e anidride carbonica. Non andremo più a spruzzare un deodorante o un profumo ma a togliere alla radice i cattivi odori legati alla putrefazione".
Tutto questo dunque senza alcun impatto ambientale nei prodotti usati…
"È proprio questo il punto. C’è un aspetto positivo nei formulati: l’inquinamento zero. La sostenibilità è decisamente migliore in quest’ottica, che usa formulati naturali al cento per cento".
A che clienti si rivolge in particolare Gibabiospor?
"Siamo trasversali a piccole e medie imprese. Anzi, l’unità di misura di applicazione dei nostri formulati è un semplice contenitore dei rifiuti di una casa, di una mensa aziendale, di un grand hotel 5stelle extra lusso. Offriamo i nostri servizi ad aziende, raccoglitori e smaltitori di rifiuti, a coloro che li frazionano, a chi gestisce impianti di depurazione, alle società che gestiscono acque reflue e reti fognarie), scarichi e deiezioni per lo smaltimento oppure alla società di navigazione per il trattamento degli impianti di scarico sulle navi da crociera. L’efficienza è il nostro driver. Sul fronte dei rifiuti in particolare l’idea di rimuovere l’odore non è secondaria: pensiamo a una discarica, in cui la rimozione degli odori può aiutare a rendere l’attività più sostenibile per gli operatori e meno invasiva per la comunità che vi vive attorno. Sostenibilità significa anche ridurre l’impatto ambientale di ogni settore. Si parla dal piccolo inquinamento per sconfiggere i grandi problemi".
E sul fronte non industriale quali sono i vostri principali clienti?
"Un versante socialmente importante in cui le nostre soluzioni sono applicabili è quello delle residenze per anziani. La pulizia di ambienti comuni e stanze degli anziani è fondamentale per la loro vivibilità e per la tranquillità delle famiglie che vengono a trovare i parenti. Cosa succede? L’odore a volte crea imbarazzi e difficoltà. Può essere successo a chiunque di noi: entriamo in un ambiente e se l’odore non ci piace non la consideriamo ospitale, a prescindere dai protocolli di igiene. Ma un protocollo che voglia contrastare inquinamento biologico con prodotti chimici rischia di creare un circolo vizioso".
La vostra soluzione si adatta bene anche alla microeconomia domestica di ognuno di noi…
"Sì. È successo nella quotidianità di ognuno di noi di vedere, per esempio, un gatto o un cane urinare in un ambiente domestico. Pulire con acqua e candeggina non rimuove gli odori. Usare formulati come i nostri invece può aiutare".
Dunque, vi fate portavoce di una piccola rivoluzione nel settore?
"Ci proviamo. Non dico che dobbiamo abbandonare i prodotti chimici, però sicuramente usare cose più appropriate laddove necessario aiuta in termini di efficienza e fa bene al pianeta perché riduce l’impatto ambientale dei processi di pulizia. Si uniscono sostenibilità, sviluppo e, soprattutto, una svolta, un’inversione di tendenza. Si comincia a pensare la lotta all’inquinamento su più dimensioni, senza trattare tutto allo stesso modo. La prima domanda deve essere scegliere se combattere inquinamento chimico o biologico. Solo in un secondo livello se scegliere prodotti chimici o formulati biologici. Molte esigenze non sono realizzabili dai prodotti chimici, i batteri svolgono il compito molto meglio".
Sta iniziando l’era dei batteri, potremmo dire?
"Certamente ne stiamo scoprendo l’utilità. I batteri possono servire anche in altri settori dove la loro applicazione apparirebbe meno ovvia. Pensiamo ai sistemi di trattamento dei reflui, che devono garantire parametri ben precisi prima di finire nelle fognature, in cui introdurre un formulato biologico appositamente studiato può contrastare sbalzi e sovraccarichi di sostanze nocive che con il loro accumulo incontrollato pregiudicano il corretto scarico".
Il vostro business sta prendendo piede. Siete presenti anche all’estero?
"Abbiamo una succursale in Svizzera, Paese in cui sta nascendo una filiera e un sistema che inizia a credere sia possibile . E dal trattamento delle piattaforme ecologiche a quello delle residenze per anziani siamo attivi su molti fronti in questo mercato importante". fare possibile qualcosa per l’ambiente nell’ottica del nostro settore
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