Il trasporto aereo ha chiuso un 2010 molto critico: un anno nel quale si è riscontrata una forte reazione dalla crisi, ma che ha anche messo in evidenza come la geografia del settore stia cambiando. Crescono fortemente Asia e Sud America, riprendono gli Stati Uniti, che «monetizzano» le ristrutturazioni fatte negli anni scorsi, non cresce l'Europa, che ha «un livello di marginalità fragilissimo» come sottolinea preoccupato Giovanni Bisignani, direttore generale della Iata, l'associazione che riunisce le prime 230 compagnie aeree mondiali. L'Asia ha superato gli Stati Uniti per numero di viaggiatori (662 milioni contro 655 milioni), e continua ad accelerare. E poi, la sorpresa: la più grande compagnia del mondo per capitalizzazione di mercato è Air China (20 miliardi di dollari), la seconda, la terza e la quarta sono anch'esse asiatiche, Singapore Airlines 14 miliardi, Cathay Pacific 12, e China Southern 11. Lan e Tam, latino-americane, valgono 11 miliardi l'una, e solo a questo punto della classifica arrivano Delta e Lufthansa con 10 miliardi ciascuna.
L'Italia è un capitolo a parte. La compagnia principale, Alitalia, chiude ancora un anno in forte perdita (secondo le stime, 130 milioni di euro) e spera di arrivare al pareggio nel 2011. Ma intanto, pur essendo nata in bonis solo due anni fa, «rinuncia» a mille dipendenti. E vive sotto una spada di Damocle: quale sarà il suo futuro? Entrerà nel gruppo Air France-Klm tra due anni, quando gli accordi parasociali lo consentiranno? Air France, con il 25%, è già il primo azionista.
Il resto del mercato vive serie difficoltà, a conferma che il trasporto aereo in Italia non ha mai brillato. È fallita la low cost MyAir, che era stata fondata dagli stessi manager che avevano lasciato Volare, altra compagnia fallita: proprio nelle scorse settimane sono scattate numerose manette. In procedura concorsuale anche Livingston, l'erede di Lauda Air Italia, che non ha retto al crac del suo azionista, Viaggi del Ventaglio.
Una delle poche realtà solide, diversificate e che hanno dimostrato di essere capaci di superare le crisi del settore, è Blue Panorama, di proprietà (100%) di Franco Pecci, uomo di grande esperienza aeronautica, il quale dichiara orgoglioso la sua prudenza: «Alle difficoltà del mercato rispondiamo con la consapevolezza che non va fatto il passo più lungo della gamba». Blue Panorama ha una tradizione di bilanci in pareggio, e anche il 2010 va così: un bel successo, di questi tempi. I passeggeri sono quasi 2 milioni, il fatturato di 280 mila euro. La flotta è composta da 12 aerei, metà di lungo e metà di corto e medio raggio: è lo specchio della diversificazione dell'attività, viaggi lunghi (charter e di linea) e viaggi corti low cost, che si integrano e si equilibrano favorevolmente.
Blue Panorama, che è leader sui Caraibi con 21 voli alla settimana (9 solo a Cuba, e poi Santo Domingo, Cancun, Aruba, Curacao, Antigua), non si è fatta prendere in contropiede dal crac di Livingston: anzi, ha rappresentato una salvezza per tanti tour operator che, quando gli aerei grigio-arancio sono rimasti a terra, proprio grazie a Blue Panorama hanno potuto mantenere la propria programmazione.
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