Paolo Bracalini
da Milano
Si siederà attorno a un tavolo con il presidente del Consiglio Prodi e il vicepremier Letta, insieme con il sindaco di Milano e il presidente della Provincia Penati. Sul tavolo, la questione di Milano e della Lombardia come «epicentro di un Nord che ha detto no allipotesi del centrosinistra». Martedì ci sarà la prima riunione del «tavolo Milano», in cui il presidente della Lombardia Roberto Formigoni discuterà con il premier lagenda di quellarea del paese che per la maggioranza di governo è ancora un problema irrisolto.
Presidente, da chi è nata lidea del tavolo sul Nord?
«In maniera bipartisan, durante un colloquio tra me e Enrico Letta subito dopo le elezioni. Da lì la decisione di Prodi di venire a Milano. Cosa che apprezzo, ma lo avviso: non faremo sconti».
Il governo si è accorto che esiste una «questione settentrionale»?
«Il centrosinistra ha capito che deve fare i conti con la domanda di novità che il Nord pone. Ma il Nord e la Lombardia hanno bisogno di risposte che comprendano la loro specificità. Non si tratta di concedere qualcosa, i lombardi reagirebbero inorriditi a dei privilegi che non fanno parte della loro cultura. Se il centrosinistra ha perso al Nord è perché ha un difetto di cultura. Il Nord chiede meno lacci, meno burocrazia, più spazio per limprenditoria. Ma in parte della sinistra cè ancora un pregiudizio negativo verso la piccola e media impresa».
Tutti evasori fino a prova contraria?
«Basta vedere il decreto Bersani-Visco. Parte dallidea che imprenditori e artigiani siano potenziali evasori. Lunico sistema trovato per le imprese è stato un Grande fratello fiscale. Mi sembra che la sinistra sconti ancora lidea, sostenuta anche dallEconomist, che lItalia debba lasciarsi alle spalle il modello fondato sulle piccole imprese, e facilitare solo le grandi imprese, le concentrazioni».
In concreto, cosa chiederà a Prodi?
«Servono infrastrutture. Bisogna potenziare la rete ferroviaria, lhub di Malpensa. La Lombardia ha meno chilometri di ferrovie rispetto alla media delle regioni. È necessario continuare le opere già avviate, lalta velocità tra Milano-Verona, la Milano-Torino. Poi avviare un piano di sviluppo della rete ferroviaria e autostradale e continuare la valorizzazione di Malpensa».
Federalismo fiscale, più autonomia in settori adesso concorrenti tra Stato e Regioni. Anche questo sul «tavolo Milano»?.
«Il federalismo fiscale è ormai ineludibile per lintero Paese. Prodi ricorderà che sotto la guida della Lombardia tutte le regioni hanno sottoscritto un documento in cui si chiede di arrivare al federalismo fiscale. Anche se il documento finale è ancora meno forte di quanto avrei voluto».
Crede in una riedizione del «Lombardo-Veneto»?
«Cè una questione politica che riguarda tutto il nord, ma quella di un nuovo Lombardo-Veneto non è una prospettiva che mi interessa, mi sembra una reminiscenza letteraria. Il centrodestra non deve rinserrarsi nelle regioni in cui ha vinto. Invece, dal nord deve partire un movimento di rinnovamento per tutto il paese».
È vero che sta preparando un ricorso contro il decreto Bersani, perché colpisce soprattutto leconomia del Nord-Est?
«Stiamo valutando se cè un elemento di incostituzionalità nel decreto. Ma voglio incontrare il governo per discutere, non per accusare. È certo che il sistema di controllo messo in opera rallenterà leconomia invece di spingerla. Ci sono alcuni aspetti che mi paiono inaccettabili, soprattutto per i ceti produttivi della Lombardia e del Nord. Una serie di complicazioni che renderanno lattività lavorativa sempre più complicata».
Ma non servono liberalizzazioni per leconomia del Nord?
«La parola liberalizzazione è giusta, ma liberalizzare vuol dire dare più libertà di iniziativa, di lavoro, di intraprendere, di costruirsi da sé il proprio futuro. Significa sburocratizzare, semplificare. Questo decreto invece sembra un editto contro gli elettori del Nord che non hanno votato per il centrosinistra».
Chiederete un legge speciale per Milano
«È unidea lanciata dal sindaco Moratti a cui ho dato il mio appoggio. Bisogna realizzare lAgenzia italiana per linnovazione, prevista dalla finanziaria del 2006 e collocata a Milano su nostra richiesta. Poi la Biblioteca europea. Opere che, ancora una volta, saranno utili per tutto il paese».
A Roma invece le attenzioni del governo non mancano?
«Cito solo la deroga al patto di stabilità per le spese infrastrutturali della Capitale.
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