Dopo Firenze, Abu Dhabi, Dubai e Londra, la «botega da caffè» Florian sbarca a Roma, in un luogo del tutto particolare, gli uffici del ministero degli Esteri. Qui verranno trasportati il clima e l'atmosfera che da poco meno di tre secoli si respira nelle storiche sale che si affacciano su piazza San Marzo.
Inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi, per tutti solo e semplicemente Florian, il più antico caffé d'Italia inizialmente portava sull'insegna un altisonante «Alla Venezia trionfante». Anche se alla Millenaria Serenissima restavano ancora un'ottantina d'anni di sovranità. Sui banchi di mescita e ai tavoli Florian serviva i migliori rosoli, caffé e vini d'oriente. Si trattava comunque di uno spazio angusto, due sole sale, prive di vetrate sulla piazza: altre due sale arriveranno solo una trentina d'anni di anni dopo. I Francesconi rimasero alla guida del locale per un oltre un secolo, attraverso Valentino, nipote di Floriano, e quindi del figlio Antonio. Verso le metà dell'Ottocento venne acquistato da Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Baccanello che nel '58 affidarono all'architetto Lodovico Cadorin la ristrutturazione generale degli spazi con l'aggiunta di altre due sale, conferendo così al Florian il suo aspetto attuale. Nella «Sala del Senato» affrescata dal Casa vengono raffigurati il Progresso e la Civilizzazione, nella «Cinese» e «Orientale» del Pascuti, donne esotiche e turcherie. Carlo Goldoni, Francesco Morosini, Tiziano, Marco Polo, Paolo Sarpi, Vettor Pisani, Pietro Orseolo, Andrea Palladio, Benedetto Marcello e Pietro Dandolo affollano invece la «Sala degli Uomini Illustri» decorata da Carlini. Le sale «delle Stagioni» e «degli Specchi», affrescate da Rota rappresentano invece le quattro stagioni mentre la «Sala Liberty», dei primi del Novecento, è caratterizzata da un ampio soffitto a volta, pavimenti di legno, e specchi dipinti a mano.
Qui Giacomo Casanova vi corteggiava le dame e Carlo Goldoni vi entrò ragazzo. Come Gasparo Gozzi, Giuseppe Parini, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Rousseau, Gabriele d'Annunzio. Durante l'insurrezione del 1848, capitanata da Niccolò Tommaseo e Daniele Manin, i feriti vennero adagiati tra i suoi stucchi e i suoi affreschi. Diventando così un tutt'uno con Venezia. Qui alla fine dell'Ottocento venne pensata e progettata l'Esposizione Internazionale d'Arte come omaggio al Re Umberto e alla Regina Margherita. Da tenersi ogni due anni e per questo conosciuta semplicemente come «Biennale», prima edizione nel 1895. E ancora oggi alle sue pareti sono appesi quadri di grandi artisti del passato e giovani promesse del futuro.
Doo aver aperto «sucursali» a Firenze, Abu Dhabi, Dubai e Londra, ora tutta questa mole di storia si cala nell'edificio concepito nel 1935 dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo. Avrebbe dovuto essere il Palazzo del Littorio, sede del Partito Nazionale Fascista ma i lavori furono interrotti nel 1943 e ripresero solo nel Dopoguerra per essere completati solo 1959, con lievi varianti rispetto al progetto originario, per ospitare il ministero degli Affari Esteri, allora disperso in tredici sedi distaccate. Il suo nome deriva dal fatto che il terreno in cui sorge, una zona compresa tra Monte Mario ed il Tevere, era definito «Orti della Farnesina« per il fatto di essere appartenuta a Paolo III Farnese.
Nonostante il nome faccia pensare ad un Palazzo, si tratta di una struttura funzionale, che non ha niente in comune con le tipologie dei palazzi romani.
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