Le donne, quando si scelgono gli amori, sembrano pazienti psichiatriche in vacanza non autorizzata dall’assunzione di litio. Evitano gli affetti praticabili come la peste, optano secondo senso di dedizione e fitte di impazienza, che sono una pessima miscela. Puntano cieche sulle promessa di guai, filtrano la realtà col dismorfismo, scommettono sulla redenzione della «causa persa». Per questo, quando si tratta di scegliere un amore, o anche solo un maschio, è quasi impossibile si concentrino su quel tizio bonario, adorante e gratificante, che fin dal primo appuntamento ha lasciato loro intendere la pacifica possibilità di fantasticare sul colore degli occhi della propria progenie o sulle tranquille, noiosissime serate sprofondate in un divano Ikea. Per questo e per la possibilità, irrinunciabile per qualsiasi femmina, di lamentarsi un domani, del destino beffardo e incontrollabile: «Ma tutte a me?!». Non è che succedono tutte a te, stella. È che te le cerchi. Quando ci invaghiamo, noi donne siamo tutte intellettualmente disoneste. Il tipo che assicurerebbe gli occhi blu ai nostri bambini e il salotto componibile a noi, lo scartiamo a prescindere, questa è la perversa verità. Vuoi mettere un uomo che ti ricambia con un’occhiata di ringhiante disprezzo? Vuoi mettere uno di quei maschi indomabili che offrono sdegno anche in un sorso di caffè? Esemplari perfetti della cosa che desideri non desiderare, oppressori di tempo, ladri di cortesie, spietati flagelli dei deboli. In una parola: antipatici. È lì che puntiamo noi, diciamo la verità. In un particolare tripudio chimico che ci orienta verso le «carogne». L’antipatico tira e attira.Perché al suo cospetto abbiamo già il considerevole problema di riuscire a farci salutare senza un corredo di insulti, senza che i suoi occhi ci pesino in pochi attimi come farebbe una bilancia, trovandoci scarse. Figuriamoci che cosa significherebbe, per noi,donne e quindi incliniall’autopunizione, lanciarci in una trafila di benedette mortificazioni pur di riuscire a farli innamorare? In politica il miglior esempio lo offre il ministro Giulio Tremonti. Che tiene a distanza colleghi, avversari e perfino Bruno Vespa. Che ci manda di traverso la Befana spiegando da Parigi che la crisi è tutt’altro che finita, che ci fa intendere, accanto al suo titanico impegno per risollevare l’economia del Paese, una vita di minestrine monacali dalla quale vorremmo tanto sottrarlo, che non si fa mai vedere in compagnia di signore facendoci venir voglia di essere quell’unica signora, che instilla, in quanti conosciamo, una soggezione mista ad ammirazione, che ci fa venir voglia di vederlo in vestaglia dal momento che sembra in cravatta anche quando è in costume da bagno, che pare emani talmente tanta corrente, da farci ambire di apparire aggrappate al suo braccio: a distanza di non sicurezza. Dimostrando al mondo che sì, noi e solo noi possiamo, stargli attaccate «scaricando a terra». Perché lui è una presa di corrente perfetta solo che, rispetto ai più, ha un’altra spina. E perché, in noi donne, il contatto con intelligenze bellicose scatena un’asma mentale che va dritta ai sensi. Quelli più bassi. Perché è una sfida la micidiale naturalezza con cui certi uomini (gli antipatici, appunto) cercano di annientarti, perché non li ama nessuno e allora sentiamo che tocca a noi doverlo fare, perché sono costituzionalmente ostili al concetto di gruppo e allora vogliamo essere quelle che del gruppo non fanno parte, perché ci lasciano compiere gli anni senza registrare l’evento, perché sanno farci dimenticare (non è il caso di Tremonti) perfino gli strati di grasso che drappeggiano i loro sforzi di apparire in forma perfetta, perché ci confondono talmente tanto da far sbandare i nostri pensieri a rallentatore, perché gli antipatici, di solito, sono prede difficili e allora smette di essere importante perfino l’aspetto: l’importante è che sia antipatico. E quindi inaccessibile ai più. La migliore sfida per una donna, specie se viziata dall’attenzione di troppi uomini. Guardate Giulio Tremonti: un uomo pieno di perché, oltre a quelli politici...
Come Marco Travaglio, o Renato Brunetta, o Oscar Giannino, o Piero Fassino, o José Mourinho, o Gad Lerner, o Michele Santoro o Bruno Vespa stesso o Pierluigi Bersani... Che però no. Quello è troppo antipatico perfino per una donna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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