Tremonti: "Sulle pensioni nessun refuso"

Il ministro torna sul tetto dei 40 anni di contributi: «Abbiamo tentato di inserire maggior rigore, ma la riforma fatta è molto importante». Ok dell’Europa alla manovra: raggiungerà gli obiettivi. Maxi-emendamento al Senato

L’emendamento alla ma­nov­ra che eliminava il pensio­namento con 40 anni di contri­buti, senza tener conto del­l’età anagrafica, «non era un refuso, ma un tentativo di maggior rigore». Giulio Tre­monti, da Bruxelles, fa chia­rezza sulla norma previden­ziale che il ministro del lavoro Maurizio Sacconi aveva defi­nito, dopo le proteste dei sin­dacati, appunto un «refuso». «Abbiamo cercato di metter dentro anche quella norma ­spiega il ministro dell’Econo­mia- e io avrei preferito che ci fosse rimasta». Tuttavia, ag­giunge, le cose non cambiano di molto. Nella manovra «c’è già un’importante riforma del­le pensioni, con l’adeguamen­to dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Una rifor­ma fatta con un emendamen­to - rimarca Tremonti - e sen­za neppure un giorno di scio­pero ». L’Italia ha incassato ieri dai ministri finanziari europei riu­niti nell’Ecofin un convinto «sì» agli impegni di bilancio presi con la manovra econo­mica. «Il governo italiano - si legge nel testo approvato a Bruxelles- ha finora agito con­formemente alle raccoman­dazioni del Consiglio, per ri­portare il deficit sotto il 3% en­tro il 2012». I ministri aggiun­gono di non vedere, almeno per il momento, necessità di altre misure sui nostri conti pubblici. E Tremonti ricorda che nel corso del passaggio al Senato non c’è stato alcun pas­so­indietro rispetto al testo ini­ziale della manovra, ma anzi qualche avanzamento, e fra questi «la più grande riforma delle pensioni fatta quest’an­no in Europa ». Quella, appun­to, che aggancia l’età di pen­sionamento alle aspettative di vita. «Non bisogna limitarsi al folklore - dice il ministro, ri­ferendosi al refuso - ma guar­dare alla sostanza». Tremonti torna a Roma con, in borsa, l’approvazione comunitaria alla manovra; ma trova una temperatura più elevata rispetto a quella di Bruxelles. Il testo del decreto, che contiene la manovra eco­nomica, è arrivato nell’aula del senato dove, domani, sarà sottoposto al voto di fiducia. La fiducia fa decadere auto­maticamente tutti i 1.700 emendamenti presentati. Il centrosinistra si è detto dispo­nibile a ridurre gli emenda­menti a 25, ma sui tempi d’ap­provazione lo stesso Silvio Berlusconi è stato molto chia­ro: «Il governo intende porta­re a rapida approvazione la manovra che stabilizzerà il bi­lancio pubblico, come ha chiesto l’Europa», afferma il presidente del Consiglio in una nota. Ormai le tappe so­no fissate: il testo è approdato nell’aula di palazzo Madama e domani sarà «sostituito» da un maxi emendamento che conterrà le modifiche votate in commissione Bilancio (fra queste, il pacchetto fiscale su riscossione e compensazioni, il ritorno al 74% della soglia d’invalidità per l’assegno,il ta­glio ritirato sulle tredicesime) più pochi altri cambiamenti last minute , come il raddop­pio delle rate per pagare le tas­se 2010 in Abruzzo. In forse la soluzione per le quote latte: «Al ritorno a Roma valuterò la questione», ha detto Tremon­ti. Il ministro dell’Economia ha incontrato ieri sera il presi­dente del Senato, Renato Schi­fani, per illustragli a grandi li­nee i contenuti del «maxi­emendamento ». Il testo sarà presentato in aula stamattina e dopo 24 ore, cioè giovedì, ci sarà il voto di fiducia. Poche o nulle speranze nel nuovo te­sto per le Regioni, dopo la rot­tura con Tremonti della scor­sa settimana. La Conferenza dei governatori è convocata per il pomeriggio di oggi, e si discuterà della possibile resti­t­uzione delle deleghe al gover­no, come forma di protesta per i tagli subiti.

L’emenda­mento del relatore Azzollini, che inserisce una certa flessi­bilità nella gestione dei tagli a favore delle regioni «virtuo­se », viene considerato negati­vo dal presidente dei governa­tori, Vasco Errani. Ma Zaia (Veneto) e Cota (Piemonte) sono contrari alla restituzio­ne delle deleghe.

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