Il treno di fuoco

Milano - È un politico, ma prima ancora è un ingegnere. E allora il viceministro per le Infrastrutture e i trasporti Roberto Castelli parla da tecnico: «Il Gpl è un gas molto pesante. A Viareggio si è sparso per la strada come fosse acqua. Poi alla prima scintilla si è innescato come una bomba. In concreto, aspettiamo i risultati dell’inchiesta della Procura di Lucca».

Che cosa ha provocato la catastrofe?

«Il treno viaggiava alla giusta velocità».

Novanta chilometri l’ora?

«Sì, novanta chilometri. Era tutto in ordine, i segnali hanno funzionato regolarmente, gli scambi, la rete, tutto era a posto».

Però un carro ha ceduto.

«Evento eccezionale. Il fatto che gli altri tredici abbiano tenuto, scongiurando il rischio di un’apocalisse, ci dice che purtroppo in un caso, uno solo ma maledettamente grave, è avvenuto quel che non doveva avvenire».

Di chi è la responsabilità?

«Io penso che dovremo agire sulla norma, sulla legge».

La legislazione europea?

«Sì, se tutto è in ordine, ma la gente muore, vuol dire che c’è un buco nella legge. Mi pare evidente. E quel buco è fra Strasburgo e Bruxelles».

I sindacati puntano il dito contro il governo.

«I sindacati non sanno di cosa parlano».

I sindacati danno numeri, date e luoghi dei tanti incidenti avvenuti sulla nostra rete in questi anni.

«I sindacati speculano».

I sindacati ripetono che si continua a tagliare sulle spese, sul personale, sulla manutenzione. In una parola, sulla sicurezza. Falso?

«Questo è sciacallaggio davanti alle vittime».

Passata l’emozione di queste ore, bisognerà riflettere sulle cause. I sindacati non fanno il loro mestiere?

«In questo caso no. Perché puntano il dito nella direzione sbagliata».

L’opposizione parla dei mancati controlli. Fa sciacallaggio pure lei?

«Ripeto: il treno viaggiava di notte, come dev’essere, alla velocità corretta. Era sul binario giusto. Non ci sono stati scontri con altri treni o contrattempi di altra natura. Alla guida, in testa al convoglio, non c’era il macchinista unico, che pure è stato introdotto in molti Paesi, ma due macchinisti. Mancati controlli di cosa?».

Dobbiamo accettare la fatalità?

«Non ho detto questo, anche se il mondo contemporaneo deve imparare a convivere con i problemi che pone la nostra civiltà ultramoderna e sofisticata. Paghiamo un prezzo al progresso».

E allora?

«Il punto è, mi sembra, la normativa europea. Se la normativa dice di verificare la tenuta dei carri ogni sei-sette anni e invece i carri non tengono per i sei-sette anni canonici, vuol dire che le maglie della legge sono troppo larghe».

Secondo l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti il carro cisterna esploso era stato revisionato a marzo.

«Pare, perché il condizionale è d’obbligo, che la manutenzione fosse in regola; il problema è che non esiste un supervisore. In pratica, si procede con l’autocertificazione. Comunque, sarà la Procura di Lucca a doverci dire tutte queste cose».

Qualche sindacalista dice che la normativa europea ha abbassato gli standard di sicurezza, per adeguarli a quelli dei Paesi dell’Est, in ritardo rispetto ai nostri parametri.

«Dovremo approfondire l’argomento. Mi pare di poter escludere, però, la questione dei tagli, ventilata dai sindacati. Non c’entra niente».

Le Ferrovie hanno una qualche responsabilità?

«Ma no. Loro avevano noleggiato i carri che appartenevano a una società privata americana con sede in Austria. Di più, l’omologazione dei carri arrivava da Austria, Germania, Polonia».

Il vagone esploso, a sentire Moretti, era stato immatricolato in Germania.

«Sono elementi importanti che dobbiamo verificare con scrupolo. Sarà ancora una volta la Procura di Lucca a mettere in fila tutti gli elementi di questa sciagura».

Insomma,

torniamo alla domanda delle domande: chi è il responsabile di questo disastro?

«Le premesse della sciagura sono state poste all’estero. La stazione di Viareggio, purtroppo, è solo il punto in cui la bomba è esplosa».

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