A Trento tutti i colori del mondo

Un'esperienza multisensoriale fra "camera delle meraviglie" e neuroscienze

A Trento tutti i colori del mondo

Il colore è luce, questo si sa. In un mondo buio, tutto è nero. La luce è anche il nostro nutrimento, e non solo spirituale. L'uomo riceve la propria energia vitale dalla luce, senza luce non crescerebbe niente di cui alimentarsi. Vita e colore sono dunque strettamente collegati. Un mondo senza colori è un mondo senza vita. Per capire il concetto in maniera allo stesso tempo profonda e divertente non c'è che visitare, da oggi, la mostra al Palazzo delle Albere di Trento, a pochi passi dallo splendido Museo delle Scienze (Muse), la cui collezione è stata resa disponibile allo scopo. La mostra, dal titolo «Dentro il colore - Attraverso la materia e la luce» proseguirà fino al 4 giugno del 2023 con orario continuato 10-18, prolungato alle 19 il sabato e la domenica, chiusura il lunedì. La cura è di Beatrice Mosca.

Ideatore del progetto è Stefano Zecchi, presidente del Muse, che così ne ha spiegato il senso: «La mostra è un cammino in cui l'esperienza del colore costruisce conoscenza, consente di elaborare emozioni, valori interpersonali». In effetti, il colore agisce profondamente sui nostri sensi e sul nostro umore (altrimenti nemmeno si parlerebbe di cromoterapia). Ci rende tristi o ottimisti, entusiasti o passivi. Ci smuove l'anima, appunto.

L'allestimento, a opera dell'architetto Michele De Lucchi, punta molto su un aspetto scenografico originale e accattivante. È un percorso che si sviluppa, all'interno del palazzo, attorno a sette grandi vulcani, coni che attraversano tutto lo specchio cromatico: bianco, rosso, giallo, verde, blu, viola, nero. «Il colore di per sé non esiste. È luce, energia, vibrazione di particelle, anche se siamo abituati ad attribuirlo alla materia», spiega De Lucchi. «Tutta la mostra gira attorno a questa relazione tra materia e luce, fra tangibile e intangibile, tra realtà e immaginazione».

La selezione dei colori e la pitturazione dei coni è stata affidata al Gruppo Boero, un'azienda del settore che lavora soprattutto nell'ambito dell'architettura e della nautica. Sui fianchi terrosi delle strutture sono collocati, con un sistema che ricorda quello delle Wunderkammer, le «camere delle meraviglie» di epoca illuministica, alcuni dei più bei pezzi delle collezioni naturalistiche del Museo delle Scienze. Reperti inediti al pubblico del museo che colpiscono l'occhio e la fantasia proprio per i loro colori. C'è il bianco della predazzite, un prodotto dell'incontro-scontro tra i vulcani dell'era triassica e le candide scogliere delle Dolomiti. A rappresentare il giallo c'è il piumaggio del tarabuso, uno splendido airone che sembra colorato ad acquerello. Si arriva fino al verde cangiante nel violaceo di un eccezionale campione di fluorite, il cosiddetto «cuore di Vignola». In tutto i reperti sono oltre cento, e in realtà mettono voglia di andare a vedere tutto il museo. Ne vale davvero la pena. Anzi, l'accoppiata mostra-museo è altamente consigliabile. Sono due realtà che si richiamano. Spesso, quando siamo immersi nella natura, non ci rendiamo conto della complessità cromatica del paesaggio. A risaltare sono solo i colori vivaci, quelli che per primi richiamano la nostra attenzione. In altre parole, i più chiassosi. E invece, a uno sguardo appena più attento, la scala delle tinte si fa infinita.

Continuiamo a vedere la mostra. «All'interno dei vulcani il visitatore si troverà immerso in una complessità percettiva, immaginativa, sensoriale, tumultuosa, senza respiro», dice ancora Zecchi. Per ottenere questo effetto i crateri dei vulcani sono percorsi da immagini e suoni. I video, mettendo in relazione buio e luce, riproducono una percezione della realtà al limite tra stato conscio e inconscio, una dimensione onirica che riporta alla mente una domanda tutt'altro che banale (chi non se l'è mai sentita rivolgere?): «Tu sogni a colori o in bianco e nero?».

Verrebbe da rispondere che si sogna a colori, almeno stando a ciò che si vede in questa esposizione. Anche l'udito a un certo punto è coinvolto, dal momento che a ogni cono è abbinato un suono della stessa frequenza del colore che rappresenta.

Professore universitario di Estetica, Zecchi non poteva non tenere conto del versante scientifico della questione, perciò ha coinvolto, grazie all'università di Trento, docenti e ricercatori di vari ambiti: neuroscienze, biologia, filosofia, psicologia e scienze cognitive. A ogni esperto è stato chiesto un contributo video.

In una serie di brevi documentari (le proiezioni e i video sono stati realizzati da Cesare Cicardini) si può capire molto di quanto già si accennava, e cioè di come il colore agisca sulla mente influenzando direttamente, nel bene e nel male, la nostra vita. Le arti visive di tutta la storia umana sono lì a testimoniarlo.

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