«Troppe consulenze per Regioni ed enti locali»

Una critica alla Finanziaria 2006: «C’è un parziale condono, possibile un danno da 60 milioni di euro»

«Troppe consulenze per Regioni ed enti locali»

Antonio Signorini

da Roma

La «piaga» dell’amministrazione pubblica è sempre la stessa: troppi sprechi. E non sono cambiati molto nemmeno i trucchi per aggirare i limiti alle spese (ad esempio quelli introdotti dal governo con la legge Finanziaria) visto che anche quest’anno è suonato l’allarme per un eccesso di consulenze. L’Italia è così, almeno dal punto di osservazione della Corte dei conti. Il procuratore generale Vincenzo Apicella e il presidente Francesco Staderini hanno inaugurato l’anno giudiziario dei magistrati contabili segnalando gli enti che continuano a sprecare soldi pubblici, lodando gli sforzi del governo per cercare di controllare le spese pazze, ma anche criticando l’ultima Finanziaria per aver introdotto un «parziale condono» delle sentenze di primo grado emesse dalle sezioni contabili. Il rischio è che se ne avvantaggi anche chi ha percepito tangenti. E il potenziale danno finanziario per le casse dello Stato è di 60 milioni di euro. Lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha ammesso che «effettivamente su questo c’è un problema». «Siamo stati beccati sul patteggiamento - ha aggiunto - ma la critica si pareggia con le considerazioni critiche sull’abuso di ufficio nelle norme degli anni Novanta, note anche come salva-Prodi» contenute nella relazione. In generale «Abbiamo visto che lo Stato c’è e che l’Italia è un grande Paese. Quindi bisogna imparare a non segare il ramo su cui si sta».
Al centro della relazione ci sono gli sprechi. «Ogni anno - ha ricordato Apicella - ho pubblicamente e ufficialmente affermato l’assoluta necessità di ridurre al minimo questo antico fenomeno, vera piaga delle nostre amministrazioni pubbliche, in continuo affanno nel perseguimento di risultati contabili che rispettino i vincoli, interni ed esterni di bilancio». Il procuratore generale apprezza l’impegno del governo, contenuto nella Finanziaria 2006, per eliminare, «nell’indicazione delle spese da effettuare, il troppo e il vano. Tra il troppo e il vano - avverte - non vanno, però, comprese le spese essenziali, quali ad esempio, quelle destinate alla ricerca e alla cultura».
L’allarme sulle consulenze non è solo di tipo finanziario. La tendenza «all’amministrazione per incarichi» può avere «effetti negativi non solo sui bilanci degli stessi enti ma anche sull’efficienza dell'azione amministrativa a causa della conseguente sottoutilizzazione delle risorse umane e del mancato stimolo allo sviluppo delle professionalità interne». Secondo Apicella sono quindi necessari «meccanismi di repressione di tali illiceità attraverso giudizi per responsabilità amministrative». Bisogna «peraltro riconoscere che il governo e il Parlamento negli ultimi anni hanno adottato disposizioni che vanno in tale direzione», in particolare con l'ultima Finanziaria. Unico neo, l’esclusione da queste norme degli enti territoriali autonomi e di quelli del servizio sanitario nazionale: «Ciò può suscitare qualche perplessità in quanto si tratta proprio degli enti in cui maggiormente si verificano queste illiceità». Parole criticate dall’Anci, l’associazione dei comuni, ma anche dal ministro della Giustizia Roberto Castelli che ha definito «utile» per la pubblica amministrazione il ricorso alle consulenze.
A far traballare le finanze pubbliche non ci sono solo i contratti atipici. E la Corte segnala sei contratti di lavoro siglati nel settore della sanità, che non hanno copertura.
Sotto i riflettori della magistratura contabile, anche quest’anno c’è la riscossione dei tributi che versa in una situazione «drammatica» a causa della «bassissima percentuale di maggior imposta accertata».
E non mancano segnalazioni di illeciti al limite del macabro.

Nell’anno appena trascorso ci sono state «numerose iniziative processuali» su manipolazioni contabili, compresa la riscossione di somme per false vendite di loculi cimiteriali. Indice puntato anche sui tabaccai, colpevoli di effettuare in ritardo i versamenti relativi ai proventi delle tasse automobilistiche e del Lotto.

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