Trovato il corpo nudo in un parcheggio: è lei

nostro inviato a Lloret

de Mar (Barcellona)

Sotto gli occhi di tutti e di nessuno. Nel cuore della città. A ottocento metri dal commissariato di polizia. È finita nel peggiore dei modi la vacanza al massimo che sognava di fare qui, nella capitale della movida iberica, Federica Squarise. L'hanno trovata ieri mattina in una scarpata che scivola da un terrapieno. Giù, tra le sterpaglie, verso un parcheggio. Un parcheggio pubblico frequentato da gente che va a far la spesa al mercato municipale o si infila in una delle tante palazzine popolari di Anvinguda del Puig de Castellet o di Calle di Barcellona. Appena sopra, sul terrapieno, dove passa e ripassa la gente per bene, che porta a spasso i bambini o fa scorrazzare i cani, è il giardino pubblico che incornicia Can Xardò, il museo archeologico cittadino. Il luogo dove presumibilmente il cadavere della ragazza è stato scaricato e fatto rotolare per qualche metro. Giusto «quel qualche metro» che lo separava dalla prima auto parcheggiata. Assurdo.
Era circa mezzogiorno, ieri, quando un giovane operaio morisco che lavora nella villotta del Comune come manutentore, ha incespicato nel corpo nudo di una giovane donna, mentre scendeva per raggiungere la sua auto. «Un corpo già con i segni di una parziale decomposizione, che farebbe risalire la morte ad almeno tre, quattro giorni prima. Un corpo con dei tatuaggi come quelli che si era fatta fare Federica», dirà più tardi, quattro ore più tardi, l'ispettore Jorgi Bascompte dell'Area Teritorial Investigativa de Girona.
Nel linguaggio particolarmente cerrado della polizia iberica è la fine del mistero sulla chica italiana scomparsa. Quel cadavere è in realtà una sorta di mummia prosciugata dal clima torrido e impregnata di quella polvere d'argilla.
Perciò il riconoscimento ufficiale da parte dei fratelli, asserragliati all'hotel Flamingo, dove la vacanza di Federica era cominciata, viene più volte rinviato. Trasportato il corpo in obitorio, bisogna attendere il verdetto del Dna prima di pronunciarsi, oggi, su questa strana morte che cerca un colpevole. Ma è soltanto un prezzo da pagare all'ufficialità che, in faccende simili, trafigge il dolore dei familiari e diventa asettica burocrazia, navigando negli asfittici canali dei consolati. Perché la conferma che il cadavere sia purtroppo quello giusto arriva già dalle uniche trasgressioni che Federica si era concessa in patria, nel paesino di San Giorgio delle Pertiche: il brillantino che aveva fatto incastonare su un dente e due tatuaggi, sulla caviglia un fiore, dietro un orecchio tre stelle. Su quel corpo nudo e decomposto, buttato come un sacco d'immondizia, questi innocui vezzi ci sono. E quindi resta solo da chiarire la morte. Una morte che si è consumata, o quanto meno è maturata, in un tratto di cento metri, in Avinguda De Just Marles, tra il Beach & Friends, il bar dell'aperitivo preso in compagnia dell'amica Stefania e dei primi brindisi per festeggiare un compleanno, e l'Hard Rock Cafè Yates, la disco dove Federica e Stefania hanno trascorso la notte del 30 giugno per poi prendere strade differenti. In mezzo alla folla chiassosa e alticcia che soffoca Lloret de Mar ogni notte. Che sciama da un discoteca all'altra. Che butta giù piruleta e cucharacha, i cocktail più diffusi nelle discoteche lungo il Passeig Maritim, in cui la droga si mescola con l'alcol.
Ma come è morta Federica? Chi l'ha uccisa? Di chi si è fidata questa giovane di 23 anni che non parlava spagnolo né inglese? Uno dei curiosi che si assiepano dietro la cintura stesa dagli agenti sostiene di aver visto una Golf nera, con targa di Madrid sulla quale, un paio di notti fa, una ragazza sembrava dormire. Sotto i nostri occhi la polizia ispeziona così ogni auto in uscita dal parcheggio, ne prende la targa e controlla i documenti dei conducenti. E poi c'è una traccia vera: la maglietta che Federica indossava quella sera, ritrovata avant'ieri sulla spiaggia, non lontano dal chiosco del Volamar, dove al tramonto, davanti alle batidas del dopo bagno, i ragazzi de todo el mundo fanno i progetti per la sera e soprattutto per la notte. Una traccia, quella della maglietta, per la quale, dopo un lungo interrogatorio e il prelievo del Dna, Victor, il barista uruguaiano, è stato raggiunto da un ordine di comparizione (provvedimento che in Spagna non ha alcuna valenza restrittiva) insieme al proprietario tedesco del Beach & Friends. Victor era infatti l’accompagnatore di Federica all’uscita dalla discoteca e la sua versione dei fatti ha sempre presentato contraddizioni.
Il corpo, dalle prime analisi, non avrebbe alcuna ferita da arma da taglio o da fuoco. Si sospetterebbe l'asfissia o un colpo alla testa. «Seguramente non es muerta aqui», di sicuro non è morta qui. Né ai giardini né sul terrapieno che conduce al parcheggio. È la riposta all'unisono della gente di questo quartiere. La stessa gente dell'edificio Barna, al numero 2 di Carrer de Barcelona, che ci fa salire sulla terrazza di casa e vedere ciò che giù, dietro i cordoni stesi dai Mossos d'Esquadra non si può vedere. È lo spettacolo macabro di un corpo che, sono le 14 e 44 minuti, viene issato da quattro portantini lungo la scarpata, infilato in una bara di zinco e portato all'obitorio.

Invano i lenzuoloni blu alzati dagli agenti cercano di proteggere l'epilogo di questa vicenda. Che trova i suoi labili confini nel vuoto pneumatico di questa città-giostra dove tutto è lecito. Dove tutto, persino la morte e la vita, passano inosservati nella lucidità che annega in un beverone venefico.

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