Tumore alla prostata: inutile la diagnosi precoce

Inchiesta sul numero di marzo di «Focus»: i test Psa salvano la vita solo a un uomo su 1.000

La prevenzione più efficace è il preservativo. La diagnosi precoce, talvolta, può rivelarsi un boomerang. Accade per esempio con il tumore alla prostata. Secondo quanto risulta da un'inchiesta di Focus, il mensile diretto da Sandro Boeri in edicola con il nuovo numero e con una grafica completamente rinnovata, la diagnosi precoce non serve, numeri alla mano.
A 50 anni, infatti, più del 35% dei maschi ha un tumore della prostata e a 80 anni la percentuale sale addirittura al 70%. Ciò significa che la stragrande maggioranza degli uomini morirà «con» il cancro alla prostata, e non «a causa» del tumore.
Non solo, ma lo studio europeo dell'Erspc, (European Randomised study of screening for Prostate Cancer) ha calcolato che su 1.000 uomini (cinquantenni sani e senza sintomi) sottoposti al test Psa per la diagnosi precoce, si salverà la vita solo una persona.
Su 1.000 uomini, solo 150 risulteranno avere valori elevati: di questi, 130 saranno negativi al tumore e soltanto a 20 sarà diagnosticato il tumore.
Di questi 20 tumori, 10 sono «indolenti», ovvero non si evolvono e non hanno conseguenze: diagnosticarli è stato quindi inutile.
Non solo, ma degli altri 10 tumori diagnosticati, 6 manifesterebbero comunque i sintomi e pertanto sarebbero intercettati e guariti; i 4 restanti sarebbero comunque mortali, anche se diagnosticati precocemente.
Non a caso, l'American Cancer Society ha dichiarato: «Con il test è 50 volte più probabile rovinarsi la vita che salvarla».
La prevenzione più efficace contro il tumore alla prostata sarebbe in realtà il preservativo.


I casi più maligni di cancro alla prostata infatti contengono il «gamma-retrovirus» Xmrv, trasmissibile per via sessuale. Insomma, l'uso abituale del preservativo sembra essere la prevenzione migliore anche per questo tipo di tumore, oltre a quelli causati da Hpv, Hiv ed epatite B.

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