Tursi: «Patto anti zingari con la Romania»

(...) fino ad arrivare allo scontro fisico, che si è verificato negli ultimi giorni, l’urgenza di intervenire è d’obbligo. E l’assessore sostiene di essere «il primo a rendersene conto». Da qui, l’idea di una serie di misure organiche, da attuare «presto, non fra sei mesi, ma neanche fra due». È chiaro che, innanzi tutto, vanno effettuati gli sgomberi, in via Maritano, Sampierdarena, Campasso e dovunque sia necessario. Ma il rischio è che, come è già successo più volte in passato per i nomadi, i gruppi di famiglie si spostino semplicemente altrove. Quindi, a giudizio di Scidone, «va bene l'allontanamento, ma poi? Cominciamo dalla bonifica del sito, d’accordo, ma non basta. E non vale neanche sistemare le persone in case popolari».
L’obiettivo su cui si sta ragionando chiama in causa innanzi tutto la Romania: meglio, quindi, se il Comune riesce a instaurare accordi di partenariato con lo Stato, oggi a tutti gli effetti europeo, per rimandare in patria i romeni che dovessero affluire in città, magari richiamati dalla «sirena» di una sistemazione confortevole conquistata da chi li ha preceduti. «È questo uno dei seri pericoli che si corrono - insiste Scidone - quando, in perfetta buona fede, per carità, si vogliono sistemare le cose senza guardare agli effetti indotti. Mi rendo conto che il problema è difficilissimo da affrontare, ma le soluzioni tampone non valgono. E i costi che si devono sostenere oggi sono sempre molto inferiori a quelli che dovremmo sostenere inevitabilmente in futuro perseverando nell’emergenza».
Anche nell’eventualità di impedire i «nuovi arrivi», resterebbe, comunque, da trattare l’aspetto degli attuali «residenti». Per questo, l’assessore ritiene di poter collocare i romeni «in una sistemazione diversa da quella offerta dalle case popolari. Ad esempio - accenna Scidone, senza pretendere di imporre decisioni o scelte preferenziali personali - si potrebbe verificare l’opportunità di ospitare le persone, d’accordo con le autorità religiose, in alloggi annessi a conventi o simili. In tal caso, mantenendo ovviamente l’integrità del nucleo familiare». La soluzione, aggiunge subito Scidone, sarebbe da considerare, in ogni caso, tutt’altro che definitiva.

E qui il richiamo quasi obbligato va ai nuclei di nomadi sinti che si sono adattati a soluzioni stanziali: «I romeni di cui stiamo parlando, invece - sostiene ancora l’assessore - non sembrano maturi al momento per usufruire di un’analoga sistemazione in alloggio. Noi non dimentichiamo mai - conclude Scidone - che sono esseri umani. Possiamo e dobbiamo considerarli degni di assoluto rispetto. Lo stesso rispetto che dobbiamo a tutti i cittadini genovesi».

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